
ALBA La Proteco respinge tutte le accuse, dopo le manifestazioni delle scorse settimane e l’interrogazione presentata alla Camera dal deputato Marco Grimaldi.
A replicare sono l’amministratore delegato Riccardo Artusio e il direttore generale Maurizio Poletti. Inizia quest’ultimo: «Crediamo sia corretto far rilevare che si tratta di una ricostruzione dei fatti che non corrisponde in alcun modo alla verità. In base alle notizie diffuse, nei fatti Proteco viene associata al caporalato».
E aggiunge: «Che cosa potrebbe accadere se un’immagine così lesiva e fuorviante della gestione del personale da parte della nostra azienda trovasse credito presso la stessa Ferrero, il nostro cliente principale? Qualcuno ha pensato alle conseguenze sull’occupazione?».
Ma partiamo dall’inizio. Proteco non è una cooperativa, ma una società a responsabilità limitata del settore industriale, che opera nel campo metalmeccanico e dei servizi all’industria. Con la consulenza dell’Associazione commercianti albesi, proprio quest’anno l’azienda ha assorbito la cooperativa Gtpm. Il motivo? Una convergenza di interessi reciproci. Quest’ultima, in particolare, era alle prese con la necessità della Ferrero di applicare un piano di riconversione votato a una maggiore sostenibilità delle confezioni: il timore era quello di non possedere le risorse per proseguire il rapporto con la multinazionale dolciaria.
«La stagionalità fa parte del nostro lavoro»
Prosegue Poletti: «In quel momento, si è posto il problema di trovare un contratto di lavoro adeguato a una realtà non cooperativa come Proteco. Abbiamo valutato diverse opzioni, tra cui la creazione di un contratto su misura per gli ex lavoratori Gtpm: non operano direttamente sul prodotto alimentare, che arriva già confezionato, per poi essere posto in appositi imballaggi. Una figura per la quale, in realtà, non esiste a oggi un contratto nazionale».

Dall’altro lato, si tratta di una lavorazione soggetta a diversi carichi, a seconda delle esigenze della Ferrero: «Per noi, il periodo tra marzo e luglio è bassissima stagione: è nell’essenza stessa del nostro settore».
Come contratto si è optato, alla fine, per il multiservizi: «Abbiamo sottoscritto un accordo aziendale che è stato accolto da Cgil, Cisl e Uil. Il contratto prevede il pagamento di 14 mensilità. Lo può confermare l’Aca, che ci prepara le buste paga (tre di queste ci vengono mostrate durante l’intervista, ndr). Dal momento che non potevamo applicare il contratto dell’alimentare ed erano falliti i tentativi di una contrattazione ad hoc, è stata così scelta la strada dei servizi all’industria, che copre le mansioni».
Nel corso delle proteste, si è parlato anche della difficoltà di maturare il diritto alla pensione per i lavoratori: «Non è così: l’Aca è il nostro garante e le aziende con cui lavoriamo chiedono come condizione i documenti sulla regolarità contributiva».
«Il lordo è di 10,35 all’ora, come da contratto»
Ma, in base a quanto riportato da Proteco, qual è la retribuzione per il confezionamento? A scendere nei dettagli è Riccardo Artusio, l’amministratore delegato: «Si tratta di un contratto a indicizzazione automatica: a novembre scatterà un aumento di 30 centesimi all’ora, che comporta una retribuzione lorda oraria di 10,35 euro, comprensiva per esempio anche del ticket per i buoni pasto o per la spesa. Solo Cgil, all’ultimo tavolo sindacale, si è sfilata da questo accordo».
L’Ad prosegue: «A fronte per esempio di 168 ore lavorate, si percepisce una retribuzione netta nell’ordine di 1.200 euro mensili. Un centinaio dei nostri dipendenti è assunto part-time e percepisce uno stipendio inferiore, in base all’impegno effettivo. Circa la metà dei nostri addetti sono stagionali e lavorano otto mesi. Il contratto consente loro di ricevere la disoccupazione per la metà dei mesi lavorati: in questo modo la retribuzione copre l’intero anno».
E conclude: «Per quanto sia improprio parlare in termini netti, visto che andrebbero calcolate cifre differenti per ogni lavoratore a seconda di diversi fattori di partenza, escludiamo del tutto che si possa scendere ai 5 euro all’ora di cui parla l’Usb. A nostro avviso, si tratta di uno scenario del tutto diverso: titolari dell’applicazione di questo contratto sono Cgil, Cisl e Uil, mentre l’Unione sindacale di base è minoritaria».
Beppe Malò
