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C’è chi realizza i sogni di ciechi e di popoli schiavi

PENSIERO PER DOMENICA – XXX TEMPO ORDINARIO – 27 OTTOBRE

Schiavi che sognano la libertà; un cieco che sogna di tornare a vedere: sono i protagonisti delle letture bibliche di questa domenica (Ger 31,7-9; Mc 10,46-52). Casi limite, ma esprimono attese di tutti. Nessuno, per quanto piena e realizzata sia la sua vita, può dire di non attendere più nulla. Le letture ci suggeriscono due sogni che fanno camminare l’umanità e forse anche noi.

C’è chi realizza i sogni di ciechi e di popoli schiavi

Geremia dà voce al sogno di libertà degli Israeliti: sia degli abitanti il regno del Nord, caduti in schiavitù nel 721, sia di quelli del regno di Giuda, con Gerusalemme assediata dai Babilonesi, mentre le regioni circostanti erano già state conquistate e devastate. Per immaginare i sentimenti di questa gente, pensiamo alle persone dei campi profughi nella striscia di Gaza. A loro Geremia lancia un messaggio di speranza: «Li riporterò tra le consolazioni». Di fronte al conflitto in corso noi possiamo solo sperare e pregare, ricordando, con il profeta, che altre volte nel passato «il Signore ha salvato il suo popolo»: i sofferenti e i miseri! Purtroppo oggi i profeti di pace e i messaggeri di speranza, come Geremia, sono stati messi a tacere.

Bartimeo, cieco di Gerico, sogna di tornare a vedere che, nella Bibbia, è spesso simbolo della fede. Avere fede è avere occhi per scorgere l’azione di Dio nella vita e nella storia. Nel brano evangelico troviamo i passi fondamentali del cammino di fede. Il primo è la sensazione – incerta e confusa – che almeno Gesù possa fare qualcosa per la nostra sorte. Di fronte a questa fede embrionale, che si fa grido e ricerca, Gesù presta tutta l’attenzione: «Chiamatelo». Bartimeo getta via il mantello – un cieco non lo farebbe mai, a meno che non abbia la fondata speranza di tornare a vedere! – balza in piedi e chiede di riavere la vista. Da notare che il recupero della vista/fede si traduce in sequela: «Vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada».

ANNO DELLA PREGHIERA – 36. Come pregare quando ti dicono che è inutile? La situazione di Bartimeo – «Lo rimproveravano perché tacesse» – non è rara. Molti considerano la preghiera un’illusione e la sconsigliano. Di fronte a persone con alle spalle gravi sofferenze, occorre rispetto; non si può giudicare. Forse in certe situazioni è impossibile pregare! Si può solo chiedere di non proiettare sugli altri la propria esperienza. La preghiera è come una medicina dell’anima: forse non è efficace con tutti, certo non allo stesso modo. Ma non si può vietare o ridicolizzare. In molti casi è efficace, perché nutre l’anima, la apre all’infinito e al sogno!

Lidia e Battista Galvagno

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