LA MEDAGLIA d’oro è tornata nell’ufficio del sindaco di Alba.
«Lo credevano i nostri padri e nonni. E lo crediamo noi: Alba è antifascista»: con le parole commosse del sindaco Alberto Gatto, al teatro Sociale si apre la cerimonia per il ritorno della Medaglia d’oro al valore militare in Comune.
Marco Revelli, figlio di Nuto, ricorda i valori fondamentali della Resistenza: «La morale nasce dalle scelte».
Tra i documenti esposti in occasione della riconsegna della medaglia c’è anche una copia di Gazzetta d’Alba sulla consegna della prima onorificenza 75 anni fa.
ALBA Oggi, mercoledì 13 novembre, è l’anniversario della Medaglia d’oro al valore militare concessa ad Alba nel ’49 per il ruolo avuto con le Langhe e il Roero nella Resistenza. Alle 11 al teatro Giorgio Busca gli studenti delle superiori incontreranno Paolo Borgna, presidente dell’Istoreto. Alle 17.30, sempre nel teatro di piazza Vittorio Veneto, sarà il momento dell’orazione di Marco Revelli. Il sociologo e storico cuneese, classe 1947, è figlio di Nuto, ufficiale decorato degli Alpini, comandante delle formazioni Giustizia e libertà in Italia e Francia, scrittore fondamentale della guerra e della Resistenza. Al termine avverrà la consegna della Medaglia d’oro, copia dell’originale rubato il 6 maggio 2023, che sarà riportata in corteo all’ufficio del sindaco.

«Sono passati 75 anni dal giorno in cui ad Alba fu conferita la medaglia d’oro ed è fondamentale mantenere la memoria», spiega Revelli. «Viviamo in tempi di smemoratezza in cui si pretende di riscrivere la storia mettendo al margine gli eventi fondativi della nostra Repubblica e della Costituzione. È passato molto tempo, ma è importante ricordare la motivazione originaria. La medaglia fu conferita alla Città di Alba sia per il contributo e il sacrificio per la lotta di liberazione sia perché la sua resistenza ha simboleggiato “l’eroismo e il martirio di tutta la regione”. I ventitré giorni furono un’esperienza esemplare di autogoverno nel corso della guerra di Liberazione».
«Importante fu il racconto dell’epopea fatto da Fenoglio, il grande cantore che dovrebbe essere letto in tutte le scuole. I ventitré giorni non furono l’unico contributo per la liberazione: nell’area albese caddero oltre duecento partigiani, li ricordano decine di cippi. I fascisti e i tedeschi colpirono in maniera dura la Resistenza in collina: rispetto alla montagna, le incursioni nelle Langhe erano più frequenti e attuate con più facilità. Gli scritti di Fenoglio sono una testimonianza diretta di quanto l’aiuto e l’appoggio dei civili sia stato essenziale. La popolazione rischiava sulla propria pelle e, senza il suo sostegno, la lotta sarebbe durata meno di una settimana. Nelle motivazioni della medaglia d’oro, a tal proposito, si ricorda che ci fu “l’unanime decisione di popolo nel difendere la repubblica partigiana”».