
L’INTERVISTA Parliamo con Carlo Di Pietrantonj, dirigente analista della struttura di epidemiologia, promozione salute e coordinamento attività di prevenzione dell’Asl Cn2.
Qual è l’andamento della mortalità nel territorio?
«L’analisi della mortalità mostra la tendenza discendente dei decessi per tutte le cause. Tra queste, le malattie cardiovascolari e i tumori maligni, per entrambi i sessi, richiedono attenzione poiché in parte prevenibili tramite corretti stili di vita e adeguati programmi di screening. La riduzione della mortalità alcol oppure fumo-correlate è un risultato positivo, anche grazie agli interventi di promozione della salute».
Un’altra causa frequente di morte o di lesioni nel territorio nazionale è il contesto lavorativo. Cosa accade nella nostra Asl?
«Dalle due analisi degli infortuni sul lavoro emerge un quadro positivo. La prima ricerca riguarda 5 settori produttivi (industria alimentare, metalmeccanica, costruzioni, commercio e sanità) dell’Asl, la seconda il settore agricolo dell’intera provincia di Cuneo. I dati ci rivelano che il numero complessivo degli infortuni nel settore industriale dal 2010 al 2022 è diminuito del 50%, così come in quello agricolo si è ridotto del 67%; a questo risultato hanno certamente concorso gli adeguamenti tecnologici, ma anche una più diffusa cultura della sicurezza promossa dagli operatori dei servizi del Dipartimento di prevenzione».
Tornando su un piano più generale: come sta evolvendo la popolazione dell’Asl negli ultimi anni, quali sono i principali elementi di cambiamento demografico e sanitario riscontrabili?
«Una delle criticità maggiori è rappresentata dal cosiddetto inverno demografico, processo presente in molte regioni d’Italia e d’Europa e caratterizzato da una riduzione della popolazione attiva e da un aumento della popolazione anziana. Questo fenomeno è determinato dalla combinazione di due fattori: la riduzione delle nascite e l’incremento dell’attesa di vita. Sebbene i cittadini stranieri che si stabiliscono nel nostro territorio siano mediamente più giovani e mostrino un tasso di natalità più alto, il processo di invecchiamento è rallentato ma non invertito. Oggi poco meno del 25 per cento dei residenti ha più di 65 anni. Tale valore è destinato ad aumentare. Questo pone diverse sfide alla pianificazione sociosanitaria; per esempio, osserviamo già un incremento del numero di persone che vivono da sole. Nel futuro assisteremo a un aumento delle richieste di assistenza per patologie croniche come malattie cardiovascolari, tumori, diabete, patologie respiratorie e disturbi neurocognitivi lievi (da invecchiamento) e maggiori (dall’Alzheimer alla demenza vascolare)».
Quali abitudini della vita quotidiana dovremmo modificare con urgenza per migliorare la qualità complessiva della nostra vita?
«Le scienze della salute hanno chiarito che adottare, a qualsiasi età, abitudini alimentari caratterizzate da un’elevata presenza di frutta, verdura, cereali e legumi, così come praticare una regolare attività fisica oppure la mobilità attiva (quando possibile andare a piedi o in bicicletta per almeno 10 minuti consecutivi al giorno per un totale di 150 minuti alla settimana) non solo favoriscono uno stato di salute ottimale (permettendo di controllare lo stato ponderale), ma risultano anche sostenibili per l’ambiente. Aderire all’offerta vaccinale prevista per le varie fasce di età e alle campagne di screening fa parte dei corretti stili di vita, rappresentando degli strumenti importanti. Assumere queste abitudini avrà sicuramente effetti positivi sulla salute generale della popolazione».
Roberto Aria
Stress, frenesia, obesità e fumo incidono sulla nostra salute
«Quando penso alla qualità della mia vita mi vengono in mente tante cose: le risorse economiche su cui la mia famiglia può contare – non sono tante, ma se paragono la nostra condizione a quella di chi vive nelle grandi città non posso certo lamentarmi – i paesaggi delle Langhe e del Roero, i legami di vicinanza con le persone. Ma penso anche all’aria annebbiata dallo smog, ai prodotti chimici sparpagliati nelle vigne, all’alcol e al cibo in quantità che avvelenano i corpi». Così Michele, un 42enne che abita al quartiere Moretta di Alba racconta la propria visione sul concetto di «salute».
«Non mi sono mai ammalato finora, non posso che ringraziare la vita per questo. Eppure non mi sento al sicuro se penso al futuro. I ritmi frenetici a cui siamo costretti per portare a casa lo stipendio, lo stress continuo, la condizione di malessere delle nuove generazioni non mi lasciano ben sperare».
La voce di Michele racconta parte dei sentimenti collettivi relativi al concetto di salute. Per fotografare la condizione effettiva della popolazione di Langhe e Roero, nelle scorse settimane l’Asl Cn2 ha pubblicato il Bollettino epidemiologico – un complesso lavoro di ricerca che analizza le principali dinamiche demografiche, mediche e sociali della comunità. Tra le sue pagine emergono zone di luce e di ombra, punti di forza e altri di vulnerabilità.
Carlo Di Pietrantonj, dirigente analista della struttura di epidemiologia, promozione salute e coordinamento attività di prevenzione dell’Asl Cn2, ha spiegato: «Viviamo in un territorio agiato, i dati dell’indagine rivolta ai residenti di età compresa tra i 18 e i 69 anni (che corrisponde ai due terzi della popolazione) rivelano che il 69% di questo segmento demografico ha un’istruzione elevata (diploma o laurea), mentre il 77,5% è occupato (con un 74,1% prevalentemente come dipendente); circa il 17% vive da solo. Tuttavia vi è ancora un 4,4% che segnala rilevanti problemi economici, mentre il 21,7% dichiara qualche difficoltà. Risulta ancora consistente la frazione dei fumatori: 27,1%, inoltre il 36,2% è in sovrappeso oppure obeso, condizione più frequente nei maschi. Infine, dall’indagine nazionale “Okkio alla salute” condotta dall’Asl Cn2 sulla popolazione della scuola primaria, il 22,7% del campione risulta in condizione di sovrappeso oppure di obesità».
Conclude Di Pietrantonj: «Dal Bollettino epidemiologico emerge un quadro complessivamente positivo, grazie anche alle risorse socioeconomiche e ai risultati raggiunti dall’impegno degli operatori dell’Asl sia in ambito assistenziale, sia nella prevenzione e nella promozione della salute. Il progressivo invecchiamento della popolazione e la presenza di persone con stili di vita non ottimali richiedono però di proseguire e potenziare gli interventi già in atto, in modo da consolidare i risultati raggiunti e rafforzare le politiche di contrasto alle disuguaglianze sanitarie verso le fasce più vulnerabili della popolazione».
Roberto Aria
