
Tutte è un progetto speciale di Gazzetta d’Alba per la Giornata internazionale della donna: due redattrici e quattro collaboratrici del nostro giornale hanno raccontano altre donne, le cui storie hanno un significato: chi ricopre o ha ricoperto ruoli sul nostro territorio, chi ha lanciato iniziative innovative, chi segue strade inaspettate o chi ha semplicemente un vissuto da condividere.
«Siamo diverse, ma uguali», scherzano Natalia Gromova e Halyna Kundruk. Tutte e due alte, la prima è castana e la seconda è bionda. Sono entrambe molto estroverse. Hanno età diverse, ma sono grandi amiche. Quando è il momento della foto, si abbracciano.
Natalia è russa, di San Pietroburgo, e Halyna è ucraina, di Odessa. Ma questa è la differenza che conta di meno. Per loro, è una distinzione che non esiste, nonostante la guerra scoppiata nel 2022, oggi al centro di dinamiche geopolitiche che tengono il mondo con il fiato sospeso.
Le conosciamo al Cpia, il Centro provinciale d’istruzione per gli adulti, che ad Alba è in corso Michele Coppino. Studiano entrambe italiano. È qui che si sono incontrate. Nonostante qualche difficoltà, vogliono raccontarsi nella nostra lingua. Halyna aiuta Natalia con la traduzione: «In Ucraina, molte persone parlano russo, è normale. Si studia anche a scuola», dice.
Natalia è arrivata per la prima volta in Piemonte tre anni fa e, da due, vive sotto le torri. Insegnante in pensione, ha raggiunto sua figlia, che a sua volta è mamma. Continua a viaggiare molto e, da poco, è tornata dalla Russia. «Ad Alba mi trovo bene. Mi piace camminare e guardare il paesaggio: mi è capitato anche di andare a piedi fino ad Asti!», racconta. «Adoro anche andare in bici e non sono lontana dal mare, la mia passione. Mi spiace non sapere ancora bene l’italiano, ma mi sforzo di parlarlo il più possibile, nei negozi per esempio: le persone sono sempre molto gentili».
Anche Halyna adora il mare. La sua storia è molto diversa: vive a La Morra, in frazione Santa Maria, in hotel insieme ad altre sessanta persone, donne e bambini. Sono tutti sfuggiti alla guerra. Anche lei, con le figlie di 12 e 10 anni, ha lasciato Odessa per lasciarsi alle spalle i bombardamenti, la paura, il dolore. «Ormai, in Ucraina, ci sono soprattutto uomini e anziani», prosegue.
La sorella di Halyna, da prima della guerra, vive a Lisbona. Lei ha conosciuto l’Italia per la prima volta nel 2010, durante una vacanza con tutta la famiglia. «Ho visitato Bologna e la zona attorno. Ho adorato da subito l’arte, l’architettura, il cibo». Poi, per sopravvivere, si è ritrovata in Langa.
«Mi piace questa zona, ma la sistemazione in albergo non è l’ideale. Non è facile vivere con tante altre persone. A brevissimo, inizierò a lavorare: altre donne ucraine hanno già trovato casa. Anche io vorrei essere autonoma, in un alloggio, con le mie figlie». Con loro, segue la televisione in italiano, per apprenderlo più in fretta.
Le ragazze hanno imparato ad apprezzare questa nuova dimensione: «Per esempio, all’inizio hanno fatto fatica a comprendere la scuola italiana: in Ucraina, le regole sono molto più rigide. In classe, non ci si muove. Non vola una mosca. Qui è tutto molto più dinamico».
Sul futuro, è difficile fare previsioni, «ma la guerra durerà almeno un altro anno o anno e mezzo». Non pensa di tornare, perché il Paese che conosceva non esiste più. «I miei familiari ci raccontano delle bombe, della luce che va via, del terrore. Non è oggi un luogo in cui vivere».
Natalia ricorda di come, prima del conflitto, russi e ucraini si considerassero fratelli. Prende un foglio e traccia una linea al centro. È il confine tra i due Paesi. Poi, con un puntino, indica il luogo in cui vive ancora oggi suo padre: Belgorod. L’Ucraina, con la città di Charkiv – una delle più nominate negli ultimi due anni, per i missili, la distruzione e gli effetti drammatici dell’invasione russa, già contesa durante la Seconda guerra mondiale – è vicinissima. «Mio padre sente le bombe, proprio come i vicini ucraini. Il confine, prima, nella mente delle persone non esisteva. Si andava a piedi da una parte all’altra», aggiunge ancora Natalia. Poi, guarda Halyna: «Noi vogliamo la pace», dicono.
Francesca Pinaffo
