
Tutte è un progetto speciale di Gazzetta d’Alba per la Giornata internazionale della donna: due redattrici e quattro collaboratrici del nostro giornale hanno raccontano altre donne, le cui storie hanno un significato: chi ricopre o ha ricoperto ruoli sul nostro territorio, chi ha lanciato iniziative innovative, chi segue strade inaspettate o chi ha semplicemente un vissuto da condividere.
Ramona Orlando è la comandante della Polizia penitenziaria presso la casa di reclusione Giuseppe Montalto di Alba
Un destino segnato fin dall’infanzia quando Ramona Orlando, dalla finestra della casa di sua madre in Sicilia, vedeva il cortile interno dell’Ucciardone, la casa di reclusione di Palermo. «Sono cresciuta sentendo le voci dei detenuti in rivolta e osservando le sentinelle al lavoro. È un mondo che mi affascinava e quando ne ho avuto la possibilità non mi sono fatta scappare l’occasione», racconta Orlando, oggi comandante della Polizia penitenziaria negli istituti di Alba e Saluzzo.
Il lavoro in un call center per mantenersi gli studi, poi la laurea e il concorso. «La mia è stata una scelta, non un ripiego. Appena laureata è stato pubblicato il bando, mi è sembrato un segno. Il mio sogno era ricoprire un incarico di rilievo nelle Forze dell’ordine che fosse in linea anche con il mio percorso di studi ed eccomi qua».
Dopo la formazione a Roma e i tirocini in giro per l’Italia Orlando arriva in Piemonte e assume il primo ruolo di comando al Giuseppe Montalto di Alba nel 2014, poi ad Asti e Saluzzo.
«Il percorso è stato molto pratico. Trascorrere ore all’interno degli istituti permette di comprendere le reali dinamiche di gestione. In questa occasione avevo scelto di trascorrere parte del tirocinio in un istituto con una comandante donna. La osservavo impartire le direttive con la stessa forza dei colleghi uomini e pure nel modo di rapportarsi con gli agenti non vedevo alcuna differenza».
Appena finita la formazione, Ramona Orlando ha scelto il Piemonte, «i posti disponibili erano dall’Emilia Romagna in su. Per me l’alternativa era la Sardegna. Mi manca la mia terra d’origine ogni giorno sogno di tornare in Sicilia dalla mia famiglia. Qua ho creato nuovi legami e sono consapevole che le occasioni che ho avuto in questi anni non sarebbero state possibili sulla mia isola».
Oltre a svolgere il lavoro negli istituti, Orlando si occupa di formare i nuovi agenti e partecipa agli incontri del Provveditorato.
In un mondo apparentemente maschile, come quello militare e in particolare della Penitenziaria, sono molte le donne che intraprendono il percorso, un cambio di tendenza visibile fin dai primi passi: «Al concorso con me c’erano molte altre donne, 80 contro 40 uomini. Ad Alba ci sono cinque agenti donne in servizio, a Saluzzo molte di più». I numeri bassi presenti all’interno dei due istituti cuneesi non sono indicativi. «Essendo due istituti maschili, i compiti per il personale femminile sono meno, quindi la richiesta è inferiore», spiega Orlando.
Le agenti, infatti, possono perquisire le stanze sorvegliare e gestire i colloqui ma non fare le perquisizioni personali agli uomini detenuti, tralasciando i problemi che avrebbero con i reclusi di cultura e religione diversa. E, sconfiggendo l’ennesima credenza, non solo le capacità sono alla pari, ma l’autorità non ne risente. «Non ho mai riscontrato problemi per il mio essere donna. Faccio parte della “truppa” come diciamo a tutti gli effetti. I colleghi mi rispettano e mi obbediscono, idem i detenuti. Fin dal primo giorno mi sono sentita accettata e ben voluta. Con me si confrontano e seguono le mie indicazioni. Mi sento completamente parte del gruppo».
Anzi l’essere donna, per Ramona Orlando, è un valore aggiunto. «La maggiore sensibilità ed emotività che ci caratterizza ci permette di entrare in empatia con il detenuto e di capire il suo reale stato d’animo o il disagio che sta vivendo. Al contempo siamo più rigide e inflessibili quando si tratta di far rispettare le regole».
Una capacità fondamentale soprattutto negli istituti penitenziari tradizionali, dove il dialogo acquisisce un valore centrale. «Ad Alba, per le caratteristiche della struttura (casa lavoro) e il tipo di detenuti (internati), ho meno soddisfazione, parlare con questo tipo di soggetti è spesso difficile. Ma è un lavoro che sceglierei altre mille volte».
Un ruolo di coordinamento che non subirà alcuna variazione nemmeno con la riapertura prevista con la fine dei lavori iniziati nel 2016. I detenuti aumenteranno, ma il ruolo della comandante Ramona Orlando resterà pressoché invariato, mentre gli agenti (oggi 52) subiranno, si spera, un incremento. «Il Montalto è un istituto di piccole dimensioni, non credo diventerà di alta sicurezza come Saluzzo. Qui è fondamentale il lavoro e la collaborazione con le cooperative locali coordinate dal consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero. Speriamo che continui e si incrementi».
Elisa Rossanino
