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Con l’umanità Dio ha condiviso persino la morte

PENSIERO PER DOMENICA – LE PALME – 13 APRILE

Nella domenica delle Palme, viene proposta la passione di Gesù, secondo il Vangelo dell’anno (Lc 22,14-23,16). In essa, oltre al racconto del dolore e della morte di Gesù, c’è un campionario della crudeltà umana. Oltre alla violenza fisica c’è il tradimento degli amici, la solitudine, lo sfregio della dignità umana, la menzogna… Tutte queste cose sono state scritte subito, mentre la memoria era ancora fresca. Gli esegeti sono pressoché tutti d’accordo nel dire che il racconto della passione è stato il primo scritto sulla vicenda di Gesù. Perché tanta fretta?

quadro crocefissione
Crocifissione, affresco di Duccio di Buoninsegna (1255-1319), Siena, Museo dell’Opera del duomo.

La passione ha chiarito chi era Gesù. La sofferenza della passione e l’ingloriosa morte in croce sono stati uno shock per tutti, in primo luogo per i discepoli. Un grande aiuto per capire e accettare gli eventi sono state le parole di Isaia proclamate come prima lettura (Is 50,4-7): il Messia non è un trionfatore glorioso, ma è un servo sofferente. Questa fede ha presto trovato espressione negli inni liturgici come quello proposto da Paolo nella lettera ai Filippesi (2,6-11): la passione è la conseguenza della scelta di Gesù. Egli, pur essendo nella condizione di Dio, svuotò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini: come tale ha condiviso quello che è il contrassegno più sicuro dell’umanità: la morte. Morendo sulla croce, “Dio” si è fatto come noi.

La passione ha chiarito che vero discepolo è chi partecipa al dolore del maestro. Nel suo Vangelo, Luca ha messo in risalto le persone che avevano in qualche modo “partecipato” alla sofferenza di Gesù, mentre i discepoli erano fuggiti. Sono i personaggi che ci sono diventati familiari attraverso la Via crucis: il Cireneo, le donne che si battevano il petto, il “buon ladrone” che rimprovera il compagno che insulta Gesù e che diventa il primo salvato della storia, il centurione che dà gloria a Dio, la folla che se ne va battendosi il petto, Giuseppe d’Arimatea che ha pietà del corpo morto di Gesù. Con la croce Gesù si è fatto vicino a tutti coloro che soffrono, anche per insegnarci che su questa terra, il più grande sollievo nella sofferenza è la vicinanza di una persona amica.

Nella passione Gesù ha mostrato il volto di Dio: un Dio che conosce e partecipa al dolore del mondo, un Dio nonviolento, che reprime ogni tentativo di rispondere al male col male. Anche nel momento di massima sofferenza, poco prima di morire, Gesù perdona i suoi crocifissori e si abbandona fiduciosamente nelle braccia del Padre. Ascoltare per l’ennesima volta la lettura di questo Vangelo ci può aiutare a entrare nel cuore di Dio, un Dio diverso dalle nostre attese.

Lidia e Battista Galvagno

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