di Filippo Bonardo Conti
MUOVERSI – Il 2025 è iniziato con il piede sull’acceleratore per quanto concerne le vendite delle auto elettriche in Italia, con un incremento del 75% rispetto ai primi mesi del 2024. Lo dice il portale affaritaliani.it. In particolare, a gennaio sono stati venduti quasi 7mila mezzi, con un +132%, per poi proseguire con una cifra analoga a febbraio e con un’impennata a marzo, quando sono arrivate in strada oltre 9mila auto elettriche, pari al +77% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nel mondo, la crescita si attesta sul +29%, segno di una sempre maggiore attenzione sul fronte ambientale. Il nostro Paese, però, per quanto gli indicatori siano in miglioramento, rimane ancora fortemente ancorato ai veicoli a combustione. Basti pensare che, in Scandinavia, le auto elettriche superano i tre quarti dei mezzi in circolazione. Sarà la Norvegia il primo Paese al mondo che, entro la fine del 2025, venderà solo questo tipo di veicoli: già oggi è lo Stato più elettrificato al mondo, con oltre il 90% di vetture in circolazione sulle strade.
Per quanto riguarda le tipologie, la Tesla Model 3 mantiene il primato, ma ci sono anche altre proposte che stanno trovando spazio, come la Citroën e-C3 e la Dacia Spring, più compatte. Quali misure supportano questo tipo di mercato? Senza dubbio, prima di tutto, lo sviluppo di incentivi statali, diversi da Paese a Paese. Anche le case automobilistiche, negli ultimi anni, hanno lavorato molto sul potenziamento dell’offerta.
Tra i punti deboli, i consumatori considerano ancora un ostacolo la mancanza di una rete capillare di colonnine per ricaricare le batterie, soprattutto in alcune aree. Resta un limite, a quanto pare, anche il costo, considerato ancora maggiore e proibitivo rispetto ai modelli a benzina. Invece, per quanto riguarda l’autonomia, è cresciuta molto grazie ai nuovi modelli di batteria allo stato solido.
Se si guarda al futuro, a livello globale per il 2025 si prevede la vendita di oltre 15 milioni di mezzi. In Italia, la sfida sarà mantenere il ritmo di crescita dei primi mesi. Potrebbe senza dubbio fungere da incentivo l’arrivo di una nuova tranche di Ecobonus, rivolto proprio all’acquisto delle auto elettriche. Mancano ancora i dettagli, ma il Governo a maggio ha parlato della disponibilità di 597 milioni di euro provenienti dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza.
Diverse città, poi, stanno ragionando su limitazioni alla circolazione dei mezzi a benzina nei centri storici, consentendo l’ingresso ai soli veicoli elettrici nelle zone a traffico limitato (Ztl). Altrove si prevedono per i proprietari agevolazioni sui parcheggi blu, attraverso tariffe scontate o soste gratis.

Sono essenziali per ridurre l’inquinamento?
Il 21% delle emissioni di Co2 nel mondo, pari a 8 miliardi di tonnellate, è dovuto ai trasporti. Il 45% di tutta questa anidride carbonica, poi, è prodotta da auto, moto e autobus. È per questo che l’Unione europea ha puntato sull’elettrico, con la decisione di bloccare dal 2035 la produzione del motore endotermico.
Ma l’elettrico inquina davvero di meno? A focalizzarsi sul tema è stata, nei giorni scorsi, la giornalista Milena Gabanelli, nell’ambito della sua rubrica Data room sul Corriere della sera. La fonte è la società di consulenza Ricardo group, condotta per la Federazione internazionale dell’auto: tra tutte le tipologie di motori, i migliori per ridurre la Co2 sono proprio quelli elettrici. Producono 100 grammi a chilometro, contro i 267 dell’auto a benzina, i 197 dell’ibrida senza ricarica, i 166 con ricarica e i 136 dei mezzi a idrogeno.
Quest’ultima tipologia si avvicina pertanto di parecchio all’elettrico ma, come spiega Gabanelli, il problema è che per produrla ci vogliono molta più acqua e molta più energia.
Vengono scelte da clienti preparati
Per capire l’andamento del mercato a livello locale, abbiamo parlato con i titolari di alcune concessionarie albesi. Franco Proglio si occupa della vendita di Wolkswagen, Skoda e Opel: «Personalmente sono innamorato dell’auto elettrica e, per esperienza, posso dire che chiunque la prova ne apprezza la guida», dice. «Di recente, ho viaggiato fino in Toscana e temevo di riscontrare problemi nella ricarica durante il tragitto: per fortuna, ormai, le colonnine sono ovunque. Quello di non trovare punti di ricarica è il forte timore di chi ancora non possiede un’auto elettrica: rispetto al veicolo tradizionale, bisogna soltanto organizzarsi in modo diverso».
Ma chi si orienta oggi verso questo tipo di auto? Riprende Proglio: «Di solito è un cliente convinto e preparato, più incline al progresso tecnologico. Magari a casa possiede il fotovoltaico, con colonnina di ricarica». Il Superbonus 110%, da questo punto di vista, potrebbe aver dato una spinta ulteriore alle vendite.
Il rivenditore conclude: «Le garantisco che il futuro sarà elettrico. E non potrebbe che essere così. Sono auto che non presentano problemi: niente cambio dell’olio e nessun bollo da pagare. Per quanto riguarda gli incentivi, si parla di ottobre o al massimo della fine dell’anno. Forse bisognerà attendere il 2026 e saranno rivolti a chi ha auto da rottamare. Quando non sono presenti incentivi, è fisiologico che il mercato dell’automotive rallenti».
E poi ci sono le ibride, una vera nicchia che arriva a prezzi ulteriormente elevati
Ivo Veglio, titolare della concessionaria Volvo di Alba, afferma: «Le vendite sono positive». E conferma la tipologia di cliente: «È una persona propensa al cambio della tecnologia e che utilizza la macchina in ambito privato. La maggior parte di loro hanno già la fortuna di disporre dell’infrastruttura di ricarica nel garage». Manca ancora, secondo il rivenditore, la giusta informazione sul tema: «Per poter avviare la ricarica, è sufficiente creare un account e registrare la carta credito: ogni marchio automobilistico ha la propria applicazione da scaricare sul cellulare». Un altro segmento è l’ibrido, ancora diverso come mercato rispetto all’elettrico. Veglio: «È una vera nicchia, perché i prezzi si innalzano ulteriormente. ll Plug in hybrid interessa chi percorre tra 50 e 60 chilometri al giorno, va a lavorare in auto e viaggia in elettrico, spostandosi invece sulla benzina per i tragitti lunghi». C’è, però, un aspetto interessante, che non tutti conoscono e che potrebbe essere incentivante: «Per caricare queste auto, è sufficiente disporre della classica presa tedesca, con una gestione molto più semplice e immediata».
