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Operazione contro lo spaccio a Bra, il tenente colonnello Lorenzo Repetto spiega le indagini

Operazione contro lo spaccio a Bra, il tenente colonnello Lorenzo Repetto spiega le indagini

di Valter Manzone

BRA – Il tenente colonnello Lorenzo Repetto, comandante della Compagnia dei carabinieri di Bra, è soddisfatto. «In questa grande operazione abbiamo impiegato 65 uomini, la maggior parte della Compagnia di Bra insieme ai colleghi del comando provinciale di Cuneo, delle unità cinofile e dell’elicottero dell’Elinucleo di Volpiano (Torino) che ci hanno consentito di completare un lavoro che abbiamo iniziato mesi fa, con la nostra attività di contrasto allo spaccio di cocaina, davvero imponente nel braidese», spiega il comandante.

Le indagini

«Ci siamo accorti della presenza di due gruppi di criminali dediti a questa attività, con l’impiego di manodopera sempre diversa, grazie al turn-over che avevano inventato per essere più difficilmente rintracciabili», descrive l’ufficiale e subito aggiunge: «Intanto abbiamo scoperto anche un terzo gruppo, dedito alla coltivazione di marijuana, che aveva messo in piedi una vera e propria filiera industriale, prima in capannoni dimessi della zona e poi – quando si sono accorti che eravamo sulle loro tracce – spostandosi nel milanese (Casorate e Giuliano Milanese)».

Nelle queste grosse serre, dotate delle migliori tecnologie, le piante crescevano rigogliose; poi venivano tagliate e fatte essiccare e infine, le infiorescenze, messe sotto vuoto e spedite per lo spaccio. «Il nostro arrivo ha sorpreso i “coltivatori” in esercizio e ci ha permesso di sgominare il sistema industriale che avrebbe fruttato, sul mercato europeo, oltre 1 milione e mezzo di euro», dire repetto.

I turisti dello spaccio

È interessante anche il meccanismo messo in atto per lo spaccio. «Giovani uomini albanesi, “djali” ragazzo in albanese, da cui il nome dell’operazione, tra i 20 e 25 anni venivano fatti arrivare in Italia con il visto turistico, valido per 90 giorni, e venivano poi impiegati dal sodalizio criminale quali pusher, corrispondendo loro un compenso mensile di circa 3mila euro oltre al vitto e all’alloggio», spiega il tenente colonnello.

«Allo scadere dei 90 giorni l’organizzazione rimpatriava i giovani, che venivano poi sostituiti da altri connazionali, sempre muniti di visto turistico con un avvicendamento continuo. Tale meccanismo di turn-over, consolidatosi negli anni, facilitava l’impunità dei soggetti che, se non compiutamente identificati, una volta rientrati in patria facevano perdere le loro tracce», spiega l’ufficiale.

Durante l’operazione e le attività di perquisizione nei rispettivi domicili, sono stati altresì rivenuti 800 grammi di cocaina e 15 mila euro in contanti. «L’operazione Djali si è conclusa – grazie all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Asti – con l’arresto di 11 persone di nazionalità albanese, tutte ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di spaccio, produzione e coltivazione di sostanze stupefacenti e furto di energia elettrica, mentre altre 7 sono attivamente ricercate in ambito internazionale, attraverso i canali di cooperazione di polizia», dice Repetto.

Il sindaco: grande risultato figlio dell’impegno quotidiano delle Forze dell’ordine

Il sindaco di Bra Gianni Fogliato, commenta l’operazione di contrasto allo spaccio di stupefacenti: «Desidero congratularmi con tutti gli uomini impegnati in questa vasta operazione di contrasto dello spaccio e al traffico di droga sul nostro territorio. Colgo l’occasione per ringraziare l’impegno di tutte le forze dell’ordine in questo ambito: oggi con un’attività di grande visibilità, ma quotidianamente con interventi e presenza costante per contrastare un’attività criminale che ha un impatto sociale sulla città e specialmente sulle fasce d’età giovanili e sulle categorie più fragili».

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