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Disperso nel Tanaro, fu un amico a spingerlo in acqua

Accusato di omicidio volontario con dolo eventuale un quindicenne

Ragazzo caduto in Tanaro: secondo giorno di ricerche, in campo anche la Croce Rossa 1

CRONACA – Abdou Ngom, 13 anni da compiere, urlava: «Non so nuotare». Eppure, secondo l’accusa, un suo amico lo avrebbe preso e buttato nelle acque del Tanaro, da cui il ragazzino non è più riemerso.

L’episodio è avvenuto il 21 aprile, giorno di Pasquetta, e a quasi quattro mesi di distanza è arrivata una svolta nell’indagine: la Procura dei minori di Torino accusa un 15enne di origine magrebina di omicidio volontario con dolo eventuale. Il giovane è agli arresti domiciliari in una comunità.

Tutti i protagonisti della vicenda sono nati in Italia da famiglie immigrate e vivono a Bra. Abdou, il 15enne indagato e altri due amici avevano creato un gruppo WhatsApp per decidere come trascorrere la giornata e avevano scelto di raggiungere la “spiaggia dei cristalli” di Verduno, meta molto frequentata dai bagnanti cuneesi.

Quel giorno, però, il fiume era ingrossato e torbido per le piogge dei giorni precedenti. Dopo pochi minuti in acqua, Abdou è scomparso, trascinato dalla corrente. Gli amici hanno dato l’allarme, ma quando sono arrivati i vigili del fuoco, del 13enne non c’era più traccia.

Le ricerche sono andate avanti per oltre una settimana con vigili del fuoco, carabinieri, protezione civile, droni, elicotteri, sommozzatori SAF e un ecoscandaglio per scandagliare il fondale del Tanaro. Nonostante gli sforzi, il corpo non è stato trovato e le operazioni sono state sospese.

Le indagini, affidate ai carabinieri di Bra, hanno portato al sequestro dei telefoni dei tre amici di Abdou. È emerso che, dopo l’accaduto, si erano sentiti per decidere come comportarsi in caso di convocazione da parte dei militari.

Nel corso dell’incidente probatorio, ascoltati separatamente, due di loro hanno dichiarato che il 15enne vantava un credito di 50 euro nei confronti di Abdou e che, nonostante quest’ultimo ripetesse di non saper nuotare, lo aveva spinto in acqua. Inizialmente l’accusa era di violenza privata, poi la Procura ha riqualificato il reato in omicidio volontario con dolo eventuale, ossia l’accettazione del rischio che le proprie azioni potessero causare la morte della vittima.

Il ragazzo indagato, assistito dagli avvocati Giuseppe Vitello e Piermario Morra, nega la ricostruzione fornita dagli altri minori.

Redazione

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