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Non c’è pace per il Mudet: è scontro tra maggioranza e opposizione sul nuovo bando

A due anni dall'apertura in pompa magna, il Mudet è al centro di un piano di revisione da parte della Giunta Gatto: se ne parlerà questa sera in Commissione

Quando aprirà il Mudet a Montà? E chi sarà il gestore?
Il Museo del tartufo di Alba © Marcato

di Davide Barile 

ALBAEra ottobre 2023 quando il sindaco Carlo Bo apriva, nel complesso della Maddalena, l’atteso Museo del tartufo, il Mudet. Costato quasi 3 milioni di euro, di cui 1,2 erogati dalla Regione, con il cambio di Amministrazione si sono susseguite, nei mesi, discussioni e polemiche provenienti soprattutto dall’attuale minoranza.

Per l’istituzione nata da nemmeno due anni, sono già in vista cambiamenti. Il Consiglio del 29 giugno ha approvato le linee guida per l’avvio di una gestione condivisa tra il Comune e un ente del terzo settore e, il 23 agosto, la Giunta si è riunita per deliberare la pubblicazione di una manifestazione di interesse. Come riportato negli atti, i motivi delle modifiche sono legati a una «attuale inefficienza del modello gestionale diretto».

La manifestazione d’interesse

L’avviso pubblicato sull’Albo pretorio invita le associazioni a presentare proposte di coprogettazione per rilanciare il museo e, insieme al Comune, dovranno essere stabilite attività, servizi e modalità. Definito «luogo di preminente importanza culturale», il Mudet, nelle intenzioni della Giunta, dovrà aprirsi alla città con visite guidate, attività didattiche per le scuole, cicli di conferenze ed eventi divulgativi. «L’obiettivo è quello di stipulare una convenzione idonea a garantire una maggiore fruibilità dei servizi, nonché un apporto di risorse private idonee a garantire un minor peso per le casse comunali», si legge.

Da una parte, l’associazione che verrà scelta dovrà occuparsi della gestione: biglietteria, accoglienza, pulizia e attività varie. Dall’altra, il Comune metterà a disposizione gli spazi, coprirà i costi di utenze e manutenzione straordinaria e garantirà il supporto organizzativo. La durata dell’accordo sarà di due anni, prorogabili per un altro biennio. L’ente gestore dovrà garantire l’apertura per almeno duecento giorni l’anno e beneficerà degli introiti della biglietteria e delle iniziative collaterali.

Bolla: «Delibera e bando vengano sospesi: un posto di lavoro a rischio»

Un piano che non va a genio a Emanuele Bolla, consigliere comunale di opposizione e, in precedenza, assessore al turismo: «Con l’assetto previsto nella nuova gara, le aperture si ridurranno. Finora il Mudet era aperto 365 giorni all’anno, per nove ore al giorno, mentre in seguito saranno garantiti soltanto 200 giorni, per sei ore. Ciò si traduce in una diminuzione di duemila ore, corrispondenti a un posto di lavoro a tempo pieno», commenta. «Oggi il servizio di accoglienza, pulizia e vigilanza promuove l’inserimento lavorativo di soggetti in condizioni di fragilità e a rischio di marginalità. Cancellare un posto è un’ingiustizia clamorosa».

Considerando anche la caffetteria, «il Mudet dà lavoro a cinque persone», aggiunge l’ex assessore. Per questo, la richiesta è quella di sospendere la delibera, la manifestazione d’interesse pubblica e di assicurare tutti i posti di lavoro attuali: «Con 9,4 milioni di avanzo d’amministrazione, Alba non ha bisogno di questo approccio. Tra l’altro, i costi sono già coperti nel bilancio previsionale per i prossimi anni, attraverso la vendita dei biglietti».

Sulla collaborazione con un privato, l’ex assessore aggiunge: «Per l’associazione, sarà un affare vantaggioso: si potrà tenere tutti gli incassi senza dover corrispondere un canone. E il Comune continuerà a pagare circa 50mila euro all’anno tra utenze e manutenzione. Dalle stime che ho fatto, gli utili per l’ente privato saranno sui 10mila euro».

Sugli orari, conclude: «Noi abbiamo aperto il Mudet, mentre l’attuale Amministrazione lo sta chiudendo. Il menefreghismo si nota dall’incuria: lo schermo all’ingresso, che dovrebbe indicare il conto alla rovescia per l’inizio della cerca, è spento almeno dal 25 luglio».

Pasini: «Sarà allineato agli altri musei»

A replicare è Caterina Pasini, assessora al turismo e alla cultura: «Sono richiesti 200 giorni minimi di apertura, ma quasi sicuramente quelli effettivi saranno molti di più. Il periodo è allineato alla media degli altri musei locali e, così facendo, sarà possibile garantire un giorno di chiusura settimanale necessario per vari motivi, dalla manutenzione alle pulizie. Durante la bassa stagione, a gennaio e febbraio, non ha senso tenere aperto il museo se, in un giorno, entra una sola persona».

Sul fatto che possa esserci una riduzione del personale, precisa: «Direi che ora è prematuro fare considerazioni del genere. Dopo aver individuato l’ente, apriremo un tavolo di coprogettazione in cui, come Comune, metteremo sul piatto le varie richieste».

 Il Pd albese: «Bolla parla, ma non è che hanno sbagliato loro la programmazione?»

A replicare sulle proprie pagine Facebook, riferendosi alle critiche di Bolla, è anche il circolo Pd Alba-Roddi, attraverso le parole di Max Vullo:

«Mi permetto di proporre alcune considerazioni in merito alle affermazioni del consigliere di minoranza Emanuele Bolla riguardanti il modello gestionale del Museo del Tartufo. Intervengo in particolare nel merito della strumentalizzazione che sta facendo su un argomento che conosco bene: l’inserimento del lavoro di persone fragili. Per il consigliere quel posto è dovuto al di là della sua utilità, è un costo che un’amministrazione dovrebbe mantenere al di là dei numeri, al di là della “produttività”, in quanto garantirebbe la dignità di una persona fragile. Vorrei far presente che un lavoro non percepito come produttivo, senza contatto con altre persone (se il museo è vuoto con chi si relazionerebbe la persona fragile?), con poche o scarse realizzazioni personali, è un lavoro alienante e non è da considerarsi strumento di realizzazione personale e sociale. Dico questo perché, dai dati del monitoraggio sulle visite, emerge che in intere giornate di apertura il museo sia rimasto vuoto con la presenza solo di chi lo doveva custodire3.
E prosegue: «Forse il consigliere, così come tutta la minoranza, confonde il diritto al lavoro con la beneficenza. In tale situazione prevale l’approccio tipico di chi vede la persona fragile solo come oggetto di beneficenza, da chi tanto ha e ti può lasciare anche un pezzetto, non capendo che una persona fragile ha bisogno di essere valorizzata per le risorse che possiede.
Ecco allora che forse la minoranza, che aveva avviato il Museo in pompa magna, dovrebbe interrogarsi del perché a due anni dall’inaugurazione ci si trova a dover valutare di diminuire le ore di apertura. Forse per una programmazione sbagliata o inesistente? Chiedo al consigliere Bolla cosa la maggioranza Bo avesse previsto per promuovere il museo, cosa avevano previsto competesse a chi gestisce il bar e a chi gestisce l’apertura e la chiusura del museo? Mi pare nulla, come se il museo potesse attirare visitatori solamente in virtù del nome che porta».
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