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Dentro i 750 anni del Palio di Asti [Foto e Video]

Un viaggio tra storia, leggende e passione visti dal Borgo San Pietro

Dentro i 750 anni del Palio di Asti
Dentro i 750 anni del Palio di Asti

di Andrea Olimpi

ASTI – Il Palio di Asti ha festeggiato quest’anno un traguardo straordinario: i suoi 750 anni di vita. La prima attestazione scritta della corsa risale infatti al 1275, quando si svolse “sicut fieri solet Asti, in festo Beati Secundi”, in occasione della festa di San Secondo. Quell’edizione, disputata “in sfida” sotto le mura della rivale Alba, non fu certo la prima, perché la cronaca del tempo lascia intendere che la tradizione fosse già consolidata.
Con il passare dei secoli la corsa è cambiata più volte. Alla fine del Trecento il tracciato passò da circolare (“alla tonda”) a rettilineo (“alla lunga”) lungo l’attuale corso Alfieri.
Dopo alcune sospensioni — circa settant’anni nel XIX secolo e una trentina nel XX — il Palio tornò nel 1967 su Piazza Campo del Palioalla corta”, fino a stabilirsi definitivamente in Piazza Alfieri nel 1988. Dal 2018 la data è fissata alla prima domenica di settembre.

Per raccontare il Palio non basta guardare la corsa: occorre immergersi nella vita dei borghi. Tra questi, il Borgo San Pietro custodisce un patrimonio di storia e tradizione. Situato nella parte orientale della città, lungo l’antica via Maestra verso Alessandria, ha all’attivo cinque vittorie, l’ultima nel 1983.
La sua identità si intreccia con la leggenda di un contadino diventato santo, capace di far sgorgare acqua per costruire un ospedale e una chiesa, e con il complesso monumentale di San Pietro in Consavia, noto anche come battistero di San Pietro: una chiesa cattolica che sorge in corso Vittorio Alfieri 6 e che comprende quattro edifici databili tra il XII e il XIV secolo, collocati proprio all’estremità orientale della via Maestra, nel cuore del borgo.
Nel corso del Medioevo l’area fu affidata all’Ordine Gerosolimitano, i Cavalieri di San Giovanni poi noti come di Malta, che vi edificarono un ospedale, la commenda e una piccola chiesa dedicata a San Pietro.
Il complesso si ampliò nei secoli successivi con una chiesa quadrata quattrocentesca, il chiostro e la casa priorale, testimonianze architettoniche ancora oggi visibili. Nei secoli il borgo si arricchì di chiese, chiostri, ospedali, fino alla costruzione della nuova chiesa di San Pietro nel 1927, dove oggi sono custoditi i cinque palii vinti.

Il nome “Consavia” ha origini controverse. Secondo alcuni studiosi deriverebbe da un documento medievale che cita un sito “cunçavia” legato ai beni della chiesa di Asti e dal legame con una famiglia Consavia attestata a Castagnole, che avrebbe esercitato un’influenza sul complesso. Un’altra interpretazione, invece, fa risalire il toponimo a “conza-via”, cioè “aggiustare la via”, espressione che richiamerebbe sia la posizione della chiesa, sorta lungo la via romea all’ingresso della città, sia la funzione originaria dei Cavalieri Ospitalieri, che ne furono i fondatori.

Dietro la sfilata che precede la corsa c’è un lavoro certosino che riparte quasi subito dopo ogni edizione. Lo racconta Paola Fogliati, responsabile della commissione artistica: «Ogni anno si presenta un tema che attiene alla storia della città o della propria realtà e ogni anno il tema deve essere diverso, quindi chi vede la sfilata, ogni anno ne vede una diversa». Un impegno che si traduce in decine di costumi fedeli al Medioevo, dalle dame ai nobili, dai mercanti ai contadini, con tessuti e colori rigorosamente legati al borgo. Lo stesso accade per i bambini, guidati da Alberica Gasti, che spiega: «Quest’anno, ad esempio, si sono rinnovati tutti i costumi del coro», realizzati direttamente all’interno del borgo.

Non ci sono solo i figuranti. Il corteo si anima con tamburini e chiarine che, come nel Medioevo, accompagnano i passi della comunità. «Ci alleniamo praticamente tutto l’anno due volte a settimana», racconta Alessandro Grieci, tamburino, «e la passione deve essere tanta». Dello stesso impegno parla Marta Cavallo, che segue i piccoli suonatori: «I nostri bambini si allenano duramente tutto l’anno, perché oltre al Palio partecipano anche alle gare nazionali giovanili». Lo stesso spirito anima gli sbandieratori, protagonisti dentro e fuori Asti. «Sono bambini dai 6 ai 15 anni che alleniamo per partecipare a gare nazionali e territoriali, oltre che per la giornata del Palio», spiega Matteo Arrabito, che li accompagna negli allenamenti. Qui la tecnica si unisce ad acrobazie e coreografie spettacolari.

Ciò che colpisce, oltre alla fedeltà storica delle ricostruzioni, è l’entusiasmo delle nuove generazioni. Giovani e giovanissimi dedicano tempo e sacrificio per mantenere viva una tradizione che è memoria collettiva. La storia, vissuta e interpretata, diventa così esperienza condivisa e patrimonio culturale. Il Palio non è solo corsa, ma anche riti medievali, benedizioni, la “messa dei sendalli”, la sbandierata, i cortei con oltre 1200 figuranti. Una festa che richiama non solo astigiani e piemontesi, ma l’attenzione di media nazionali ed europei, con dirette televisive e streaming.

L’edizione 2025, la 750ª, è stata accompagnata da un logo speciale realizzato da Simone Riccio, studente del Liceo Artistico “Benedetto Alfieri” di Asti. Il sabato, i più piccoli hanno aperto le celebrazioni con la loro sfilata in costume, mentre la domenica il corteo storico e la corsa in Piazza Alfieri hanno riunito la città. La vittoria è andata al Borgo Don Bosco, grazie al fantino Giovanni Atzeni, detto “Tittia”, in sella ad Anacleto. Per lui è la quarta affermazione personale, per il borgo la prima dopo 29 anni. Un traguardo che suggella la vitalità di una tradizione che, da 750 anni, continua a raccontare la storia e l’anima di Asti.

Palio di Asti: 750 anni di storia e tradizione
750 anni del Palio di Asti con il Borgo San Pietro

 

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