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Tartufo: ora in Fiera forse si potrà vendere (con limitazioni) anche quello non piemontese e straniero

La minoranza è pronta a presentare emendamenti per rivedere la questione

Tartufo / Si chiude la Fiera di Alba, 90mila ingressi al mercato mondiale

ALBA – Nella seconda Commissione consiliare di ieri, 18 settembre, è stato discusso un tema importante la modifica del regolamento del mercato mondiale del tartufo, in partenza dall’11 ottobre. Si aprirà, in particolare, alla possibilità  di vendere i propri prodotti a trifolao e cercatori da altri territori italiani e da altre aree del mondo, con il limite  totale di vendita di 1 chilogrammo di prodotto per fine settimana. Saranno collocati in uno spazio dedicato all’interno della struttura nel cortile della Maddalena, il fulcro della Fiera.

Per l’assessora al turismo Caterina Pasini e per l’assessore al commercio Roberto Cavallo, sarà un modo per offrire una vetrina prestigiosa, nella capitale del tartufo, ad aree che non hanno questa visibilità, senza minare l’eccellenza albese. In ogni caso, sarà il Consiglio comunale a doversi esprimere sulla questione, che al momento è solo in discussione.

L’opposizione grida allo scandalo

La pensa diversamente l’opposizione. I consiglieri comunali Emanuele Bolla, Riccardo Spolaore, Lorenzo Barbero, Carlo Bo, Domenico Boeri, Massimo Reggio, Elisa Boschiazzo e Nadia Gomba hanno spiegato: «La promozione del nostro territorio e la vetrina di vendita del Mercato Mondiale del Tartufo devono rimanere riservate i nostri trifolao: non vi è nessuna utilità per la città nell’aprire la nostra più grande kermesse a trifolao che non hanno nulla a che fare con il nostro territorio. Aprire la parte più nobile della Fiera del Tartufo Bianco d’Alba alle altre città italiane o addirittura ad altri paesi del mondo non conferisce alcun valore al nostro sistema tartufo, ma lancia un messaggio di allargamento a un commercio nazionale ed internazionale di tartufi incoerente con la narrazione della valorizzazione di un prodotto locale. Il mercato della Fiera deve rimanere ad esclusivo appannaggio di cercatori e trifolau piemontesi, senza aprirsi a altri cercatori italiani e stranieri».

Emanuele Bolla aggiunge: «La Fiera è un patrimonio di tutti, su cui non devono pesare divisioni e polemiche: la maggioranza sospenda questa idea, che riteniamo sbagliata, e apra un ragionamento con la minoranza su come valorizzare al meglio il prodotto principe dell’autunno Albese. Siamo aperti al confronto, ma dev’essere in favore dei nostri cercatori e non di quelli di altre regioni o addirittura stranieri. Se il provvedimento non sarà sospeso stiamo ragionando sulla possibilità di presentare emendamenti al consiglio comunale, affinché si sospenda questa previsione. Se si vuole ragionare su come rafforzare la centralità di Alba nel panorama del tartufo italiano siamo disponili a dare un contributo, che potrebbe passare dall’ospitare momenti di confronto e convegni con altri territori, attraverso conferenze e dibattiti in città, ma senza l’affiancamento di cercatori non piemontesi ai nostri trifolao”.

I consiglieri di minoranza concludono: «Samo aperti a un confronto sul piano nazionale per rafforzare la leadership del territorio, ma questa iniziativa di governo del sistema tartufo non può passare dall’apertura del mercato del tartufo a chi viene da fuori regione o addirittura da altre nazioni. Siamo disponibili a capire come farlo insieme, ma questa strada ci sembra profondamente sbagliata».

redazione

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