
di Mirea Chiara Grimaldi
L’IMPRESA – A piedi dalla sua casa natale in Vaccheria fino al Vietnam: è questo l’itinerario del viaggio che sta percorrendo David Coraglia, 27 anni, partito il 3 agosto per questa lunga camminata, che dovrebbe durare più di due anni.
L’avevamo lasciato al confine tra l’Italia e la Slovenia: «Una volta superatolo, ho provato delle emozioni fortissime ed ero pervaso da una tensione positiva che mi ha spinto ancora di più. Il primo giorno in Slovenia ero molto carico e ho camminato decisamente per più chilometri rispetto al solito».
«Mi sento forte»
Arriviamo alla salute: «Come mi sento? In realtà molto bene, a livello fisico ogni tanto sono un po’ stanco, ma cerco sempre di prendermi il mio tempo. Mentalmente, invece, sono molto contento e fiero di me stesso: vivo ventiquattr’ore su ventiquattro fuori casa, da solo e – devo dirlo – me la sto cavando alla grande». David dice di provare emozioni nuove, difficili da spiegare, ma positive: «L’unica sensazione un po’ negativa è rappresentata dal continuo senso di allerta: mi trovo in luoghi che non conosco. D’altro canto, pensare a ciò che mi circonda mi aiuta a mantenere la mente sempre attiva».
Immerso nella natura
Il ventisettenne prosegue: «In queste ultime settimane ho camminato molto, facendo circa 200 chilometri in Slovenia, passando per Caporetto e Nova Gorica, e 200 chilometri in Croazia. Attualmente sono entrato da pochi giorni in Bosnia, dove rimarrò per tre settimane circa, muovendomi verso Sarajevo». L’impatto con la Slovenia è stato forte, per la bellezza del panorama: «Sono rimasto a bocca aperta, in luoghi immersi nel verde. Boschi e foreste mi hanno accompagnato in questo tragitto, che mi sono goduto al massimo». L’atmosfera, però, non è stata sempre positiva: «Sono sopravvissuto al cambio repentino del tempo, anche in Croazia: si passava in un attimo da sole a vento e a pioggia forte, il tutto amplificato dall’immersione nella natura incontaminata».
Tra parrocchie e altri aneddoti
Di pari passo con il paesaggio, cambiano anche i percorsi da seguire: «Ci sono molti più dislivelli e la fatica è doppia rispetto al nostro Paese, dove ho trovato poche salite e discese». In generale, a livello di routine, non ha dovuto apportare grossi cambiamenti alle sue abitudini: «Per il cibo riesco ancora a trovare prodotti simili a quelli italiani: la situazione cambierà probabilmente in Bosnia, da quel che posso aspettarmi ora».
Una grande modifica, però, ha interessato l’organizzazione del luogo per dormire e la gestione del campeggio: «In Italia non è consentito il bivacco, ma è abbastanza accettato; in Slovenia e in Croazia, quello che chiamano wild camping è assolutamente vietato: pertanto ho dovuto trovare un’altra soluzione». David ha iniziato a chiedere a chiese e preti di ospitarlo per la notte: «Fortunatamente mi sono trovato di fronte a religiosi molto disponibili, che mi hanno sempre permesso di dormire al coperto e al caldo».
E non mancano gli aneddoti interessanti: «Una sera, mi ero preparato per dormire fuori da una chiesetta abbandonata quando due ragazzi a passeggio con il cane mi hanno suggerito, dopo aver fatto due parole, di proseguire almeno per due o tre chilometri ed entrare in paese: il luogo in cui avevo deciso di campeggiare era conosciuto per essere frequentato da orsi. Ho quindi seguito il loro consiglio ma, una volta arrivato a una nuova parrocchia, era troppo tardi per contattare il prete, quindi ho dormito davanti a una cappella, solo con il mio materassino e il sacco a pelo, senza tenda per evitare possibili discussioni».
Un forte senso di comunità
Per ragioni storiche, un aspetto positivo è la lingua: «In Slovenia, ma soprattutto in Croazia, a Fiume e sulla costa, ho incontrato molte persone in grado di comunicare in italiano e questo ha facilitato la mia quotidianità», aggiunge con il sorriso.
David Coraglia conferma di aver incontrato molte persone disponibili a supportarlo e un senso di comunità forte, soprattutto nei piccoli centri: «Nonostante in apparenza gli abitanti mi osservino con un’aria schiva, tutti si rivelano molto generosi e disponibili: bisogna solo fare il primo passo». C’è chi gli regala un rifornimento per il pranzo o la cena, chi dà buoni consigli e indicazioni, ma anche chi semplicemente si ferma per una chiacchierata e un po’ di compagnia».