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Abderrahame Amajou resta detenuto in Israele. A Bra nuovo presidio per chiedere la sua liberazione

Il presidente di ActionAid Italia rifiuta di firmare l’ammissione d’ingresso illegale per non riconoscere l’arresto

Abderrahame Amajou resta detenuto in Israele. A Bra nuovo presidio per chiedere la sua liberazione

di Valter Manzone e Andrea Olimpi

BRA Ha rifiutato di firmare il documento che lo avrebbe dichiarato entrato illegalmente in Israele e per questo resta in carcere. Abderrahame (Ab) Amajou, 38 anni, di origini marocchine ma residente a Bra da anni, presidente di ActionAid Italia, non è tra il gruppo dei 26 italiani che rientreranno in patria entro stasera, sabato 4 ottobre.

Fermato a bordo della Paola 1, una delle barche della Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza, Amajou si trova tuttora detenuto nel carcere di Ktzi’ot, nel deserto del Negev, dove sono stati trasferiti i 15 membri della Flotilla dopo la cattura in acque internazionali e lo sbarco ad Ashdod.

Lo conferma anche il sindaco di Bra Gianni Fogliato: «Il nostro concittadino Ab è ancora detenuto in Israele. Ho avuto modo di parlare con la famiglia, che mi ha detto di aver ricevuto rassicurazioni sulle sue condizioni di salute che, al momento, sono buone».

Tutti gli attivisti trattenuti nelle carceri israeliane sono seguiti dal team legale di Adalah – The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel, organizzazione che collabora con le Nazioni Unite, l’Unione Europea e altre istituzioni internazionali per la tutela dei diritti umani.

Secondo quanto riferito dagli avvocati di Adalah, nel carcere di Ktzi’ot si trova un gruppo di circa 400 attivisti che non hanno firmato la dichiarazione di estradizione volontaria. Nelle ultime ore è partito da Tel Aviv un aereo turco, coordinato dall’Ambasciata di Turchia, con a bordo 137 attivisti provenienti da diversi Paesi – tra cui Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Marocco e Malesia – che hanno accettato di firmare il documento, rinunciando così a un processo.

Chi, come Amajou, ha rifiutato di firmare, resterà invece detenuto a tempo indeterminato in attesa di un’udienza giudiziaria. Gli avvocati di Adalah hanno denunciato casi di maltrattamenti, aggressioni, mancanza di cibo e acqua potabile, nonché la confisca dei farmaci personali.

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che il rientro dei 15 volontari italiani ancora trattenuti dovrebbe avvenire entro martedì, mentre l’ambasciatore italiano a Tel Aviv Luca Ferrari ha chiesto che siano garantiti i diritti dei detenuti.

Amajou, che in Grecia aveva scelto di proseguire la missione nonostante i primi attacchi con droni israeliani, è anche fondatore e presidente del Coordinamento delle diaspore per la cooperazione internazionale e vicepresidente della Fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo.

Nel pomeriggio, in via Cavour a Bra, si è svolto un nuovo presidio per chiedere la liberazione di Abderrahame e per sostenere la popolazione di Gaza. Migliaia le persone presenti. «Dobbiamo ringraziare tutti i cuori che si sono sbloccati, il nostro Ab e tutti e tutte i ragazzi e le ragazze della Flotilla – hanno detto i referenti della Rete cuneese per la Palestina –; tutti noi, quelli che, nel loro piccolo, sono diventati GRANDI ed hanno scelto di disobbedire all’indifferenza. Ma non possiamo fermarci qui: la pace senza giustizia è solo silenzio. E il popolo palestinese porta ferite che nemmeno possiamo immaginare, ferite che nessun trattato senza giustizia guarirà».

Abderrahame Amajou resta detenuto in Israele. A Bra nuovo presidio per chiedere la sua liberazione
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