
di Roberto Aria
IL FESTIVAL – Profondo umano, il festival organizzato dall’associazione Intonando, venerdì 10 ottobre, alle 21 nella biblioteca del liceo Cocito di Alba (ingresso libero) avrà per titolo “Restituire un nome: riflessioni sul diritto all’identità”. L’incontro sarà con Cristina Cattaneo, medica e antropologa che si occupa tra le altre cose del riconoscimento dei migranti morti in mare.
La data di domenica 12 ottobre, alle 11.30 al Sociale con Aldo Cazzullo prende il titolo dal libro dell’autore albese Francesco, il primo italiano (Harper Collins). Ne abbiamo parlato con l’autore.
È possibile seguire l’esempio di san Francesco, Cazzullo?
«Non solo è possibile, ma doveroso. Francesco era un uomo di pace, noi stiamo facendo le guerre. Lui amava tutte le creature, noi la creazione la stiamo distruggendo. Rispettava la dignità di ogni uomo e ogni donna, noi spesso non lo facciamo. A ottocento anni dalla morte del santo possiamo riscoprire questo uomo e grande italiano (fu il primo a scrivere una poesia in italiano, il Cantico delle creature). Inventò il presepe, il bue e l’asinello, il culto di Gesù bambino. Fu precursore dell’umanesimo, ovvero della dignità dell’uomo».
Il tema centrale del festival Profondo umano è il potere. Come si collega questo concetto al suo libro?
«Francesco si occupa anche del potere, la sua è una visione politico-sociale. Scrive una lettera a tutte le nazioni, a tutte le famiglie, le lingue, le tribù e le persone che sono e che saranno veicolando un concetto semplice quanto potente: la cura delle anime deve essere data a chi non la cerca, a chi non vuol nulla per sé, a chi persegue non l’applauso ma il bene dei sudditi. È una cosa straordinaria: il potere inteso come servizio, la politica diventa la più alta forma della carità. Francesco non voleva il potere per sé, non voleva “frustare” e comandare, ma stare vicino agli ultimi».
Si parla molto di parità di genere. Cosa pensava Francesco a riguardo?
«Amava e rispettava spiritualmente le donne: accogliere Chiara da pari a pari fu una rivoluzione, perché a quel tempo la donna era proprietà dell’uomo, subordinata nelle sfere familiari e sociali. Chiara voleva essere libera, senza obbedire a nessuno. Francesco si schierò al fianco di questo desiderio di uguaglianza. Insegnamenti da preservare e da applicare nelle nostre vite, perseguendo una reale parità di genere. Sono felice di tornare nella mia città, e condividere con chi vorrà partecipare all’incontro questi pensieri e immagini».
