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Alba riceve in dono una Madonna del latte di Barnaba da Modena

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Particolare della Madonna del latte in San Giovanni (foto Silvia Gallarato)

ARTE «Agocchiari Barnaba, detto Barnaba da Modena» è il burocratico modo di declinare le generalità di un maestro del Trecento al quale Alba è molto legata. Opera sua è la Madonna con il Bambino, o Madonna del latte, firmata e datata 1377, da molto tempo oggetto della devozione popolare, come testimoniano gli ex voto che circondano la sua cornice, nella prima cappella a sinistra di San Giovanni dov’è collocata da quando, a inizio Ottocento, venne demolita la chiesa di San Francesco. Uno dei pezzi più importanti del patrimonio storico e artistico della città che presto, grazie a una donazione, non sarà più l’unico frutto del talento di un artista che, nato a Modena da una famiglia d’origine lombarda (e Agocchiari fa riferimento al mestiere di mastro ferraio), si formò in Emilia, come rilevato tra gli altri da Roberto Longhi; poi visse la seconda parte della sua vita (1361-1383) a Genova, con lavori i Toscana e Piemonte. Sono circa quaranta le sue opere, quasi tutte tavole, conservate, tra gli altri, in musei di Londra, Berlino, Bologna, oltre che nel Museo d’arte antica di Torino e negli Stati Uniti.

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I due dipinti a confronto

La seconda tavola

Al Comune di Alba poche settimane fa è giunta la proposta di avere in dono una seconda tavola di Barnaba da Modena, anch’essa una Madonna del latte. La Giunta guidata da Alberto Gatto ha interessato la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le Provincie del sud Piemonte, che sarà chiamata a valutare il dipinto, e con la delibera del 2 ottobre ha accettato, apponendo degli omissis sull’attuale proprietà del dipinto. Il passaggio sarà perfezionato con la traditio, cioè, in termini legali, la consegna nelle mani del Sindaco.

Era (probabilmente) in San Domenico

Rispetterò la (si suppone temporanea) richiesta di anonimato dei donatori, ma non è difficile individuare il secondo Barnaba da Modena con il «dipinto a fondo oro punzonato a piccole stelline, raffigurante la Madonna con il Bambino che succhia il latte», presente nel Catalogo generale dei beni culturali. L’opera fu esposta per volere di Vittorio Viale, lo storico dell’arte direttore dei Musei civici di Torino per trent’anni, nella mostra Gotico e Rinascimento del 1939. In quell’occasione fu oggetto di restauro.  È citata in opere degli storici dell’arte Edoardo Villata e Giovani Romano, così come nelle voci della Treccani dedicate a Barnaba nell’Enciclopedia dell’Arte medievale e nel Dizionario biografico degli italiani. Nell’iscrizione presente nel Catalogo è accomunata alle Madonne del latte conservate in San Matteo a Tortona, al museo nazionale San Matteo di Pisa, in san Cosma e Damiano a Genova e in San Giovanni ad Alba in «una ripetizione quasi puntuale di una formula che nelle singole si diversifica attraverso minime e pur sensibili variazioni»: un segno del successo per Barnaba da Modena e dei suoi aiutanti.

La Madonna in San Giovanni e quella in corso di donazione sono artisticamente in «stretta prossimità»: identiche sono «l’impostazione della composizione e il trattamento plissettato del manto a finta agemina (antica tecnica di lavorazione a intarsio dei metalli, nda)». La somiglianza è tale da far ritenere «molto suggestiva e plausibile l’ipotesi» che l’una sia stata eseguita per il convento di San Francesco e l’altra per quello di San Domenico e «le due pale quasi si rispecchiassero sugli altari delle due chiese dei due ordini mendicanti presenti ad Alba» nel Trecento.

Paolo Rastelli

 

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