PENSIERO PER DOMENICA – DEDICAZIONE LATERANENSE – 9 NOVEMBRE
Il 9 novembre si celebra la Dedicazione della basilica Lateranense: un evento così importante da avere la preminenza sulla domenica. Secondo la tradizione, fu la prima chiesa, fatta costruire dall’imperatore Costantino, dopo aver legalizzato il cristianesimo nel 313. Si tratta di un passaggio epocale: l’Eucaristia, nata in una casa e per tre secoli vissuta nelle case, ora viene spostata nelle chiese. Le letture della Messa ci aiutano a comprendere il significato e l’importanza delle chiese, proprio come edifici.

Un segno della presenza di Dio. Nella prima lettura ci viene proposta una visione del profeta Ezechiele (47,1-12): un tempio celeste da cui scaturisce acqua che, attraverso quattro grandi fiumi, irriga e fa fiorire la terra. L’acqua è il segno della grazia di Dio, che dà vita e permette di dare frutti. Dio è ovunque, ma abbiamo bisogno di un luogo che ci ricordi che la nostra vita viene da lui, che solo grazie a lui possiamo portare frutti.
Un edificio che altri hanno edificato e altri hanno abitato. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi (3,9-17) per spiegare l’annuncio del Vangelo, principio della Chiesa, usa l’immagine della casa. Questa ha come fondamenta Gesù Cristo. Paolo è l’architetto che ha avviato la costruzione. Non ha fatto tutto lui; altri vi hanno messo mano. L’importante è che non vengano toccate le fondamenta; poi sono possibili tante varianti. Soprattutto è necessaria una manutenzione continua. Le chiese come edifici ci ricordano che Gesù è il fondamento. Poi tante generazioni le hanno abitate. Ci ricordano che è grazie a queste che la fede è giunta fino a noi. Papa Francesco nell’Evangelii gaudium ha messo in guardia sul rischio che si rompa la catena generazionale della fede. Nel Sinodo appena concluso, ci siamo interrogati su come riannodare questi legami e su quali “manutenzioni” sono più urgenti.
Un luogo in cui si incontra Gesù e si dialoga con lui. Nel Vangelo (Gv 2,13-22) leggiamo un episodio famoso: la cacciata dei mercanti dal tempio. Il gesto ha molti significati. Ne cogliamo uno: le chiese devono conservare il loro carattere di “casa di preghiera”: un luogo in cui si entra per incontrare Dio, per dialogare con lui nella preghiera. Una precisazione: Gesù stigmatizza l’uso del tempio come luogo di commercio, non come luogo di incontro e di dialogo. Le chiese-edifici, nel corso della storia, sono state un luogo in cui chiedere aiuto, addirittura chiedere asilo, un luogo in cui cercare persone disposte ad ascoltare, in cui vivere relazioni umane vere e profonde. Questo non profana la sacralità dell’edificio, ma ne realizza lo scopo.
Lidia e Battista Galvagno
