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Comuni montani: il Piemonte propone di rivedere i criteri. Incontro col ministro lunedì 29

Marco Gallo
L'assessore regionale alla montagna Marco Gallo.

ENTI LOCALI Si è svolto oggi l’incontro tra le Regioni e il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, nell’ambito del confronto sulla nuova classificazione dei Comuni montani prevista dalla legge approvata il 12 settembre scorso. A rappresentare il Piemonte c’era l’assessore alla montagna Marco Gallo, che ha illustrato le osservazioni tecniche e politiche del Piemonte sullo schema di decreto attuativo, evidenziando alcune criticità legate all’esclusione di Comuni, soprattutto appenninici, che invece presentano caratteristiche oggettive di montanità, sebbene siano tra quelli esclusi secondo i parametri altimetrici. L’assessore Gallo ha avanzato una proposta di modifica dei criteri, costruita nel pieno rispetto dell’impianto della legge nazionale, che consentirebbe di ricomprendere circa 40 Comuni sul territorio piemontese rispetto all’attuale bozza di classificazione, e riducendo in modo significativo l’impatto sui territori più esposti al rischio di spopolamento. Le parti hanno concordato di aggiornarsi con un nuovo incontro, fissato per il 29 dicembre, con l’obiettivo di proseguire il lavoro di affinamento della classificazione.

«Il Piemonte sta facendo la propria parte per garantire che la nuova legge sulla montagna non sia una mera operazione statistica, ma uno strumento equo e coerente con la realtà dei territori. L’obiettivo è tutelare i Comuni che vivono quotidianamente le difficoltà della montagna e assicurare loro pari opportunità di accesso alle politiche e alle risorse nazionali», ha sottolineato l’assessore Gallo.

L’elemento centrale per i Comuni montani sono i servizi
Da sinistra: i presidenti dell’Uncem regionale e nazionale Roberto Colombero e Marco Bussone.

Sulla questione si è espresso anche il presidente nazionale dell’Uncem Marco Bussone, che in una nota ha dichiarato: «Verso una correzione intelligente dell’elenco dei Comuni montani, capace purtroppo di dividere e diventare elemento di polemica fortissimo, vedo due possibilità. La prima è un allargamento dell’elenco, dunque cambiando le percentuali di territorio e le soglie minime di altitudine. La seconda è una proposta nella quale ciascuna Regione abbia tempo 30 giorni per rivedere gli elenchi iniziali, super criticati, e aggiornare su base regionale i parametri di altitudine e pendenza. Dunque evitare che si vada verso rischio di ricorsi alla Corte costituzionale, stando la materia montagna e dunque anche la classificazione, in capo alle Regioni, come stabilito da diverse sentenze della Corte costituzionale di una quindicina di anni fa. Il riparto delle risorse che spettano alle Regioni si può benissimo fare con i parametri usati nel 2023 e nel 2024 senza per forza dover aspettare la nuova classificazione».

In alta Langa sono sette i Comuni che rischiano di non essere più consderati montani. Servizio sul numero di Gazzetta d’Alba in edicola martedì 23.

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