La Bottega del Dogliani, il futuro nella continuità

La Bottega del Dogliani, il futuro nella continuità

L’INTERVISTA Anna Maria Abbona opera nel mondo del vino da almeno 25 anni, con l’azienda vitivinicola sulle colline di Moncucco, a Farigliano. Lo fa con professionalità, con stile prudente ma deciso, in un settore a lungo dominato dal genere maschile. Per i prossimi tre anni, Anna Maria guiderà ancora la Bottega del Dogliani Docg.  Insieme a lei lavoreranno la vice Nicoletta Bocca e i consiglieri Nicola Chionetti, Paolo Boschis, Roberto Valletti, Lisa Pecchenino, Damiano Sicca, Matteo Sardagna, Massimo Martinelli, Roberto Altare e Federica Abbona.

Abbiamo incontrato Anna Maria Abbona per capire le scelte e le sfide di una realtà che ha ottenuto la Denominazione d’origine controllata nel 1974 e ha creato la Bottega per la sua promozione nel 1984. «A dire il vero», esordisce Anna Maria, «dopo due mandati avevo pensato di lasciare la presidenza. Poi, il confronto con i colleghi mi ha convinto a restare ancora tre anni. Strategico è stato il cambio di marcia di due anni fa, quando abbiamo radicalmente ristrutturato gli spazi, portando degustazione e vendita al piano terra e specializzando lo storico interrato per le attività culturali, gli incontri tra produttori, la presentazione di libri e le degustazioni. Ne è scaturita una nuova atmosfera, di grande collaborazione, e questo mi ha convinta a restare».
Prosegue la Abbona: «Non abbiamo inventato nulla di nuovo. Stiamo facendo ciò che deve fare una Bottega del vino: valorizzare il Dogliani Docg, gli altri vini e i prodotti agroalimentari, ma senza trascurare la crescita culturale e di mentalità del tessuto produttivo». Alla struttura aderiscono 43 aziende, l’orario di apertura è dalle 10 alle 19 per l’intera settimana, con la sola esclusione del mercoledì.

Come sono stati i risultati?
«Siamo soddisfatti delle novità introdotte e gli interlocutori esterni, i turisti del vino italiani ed esteri, le stanno premiando, con concreti aumenti nella degustazione e vendita. Anche le attività collaterali hanno dato il loro contributo. L’aver organizzato presentazioni e degustazioni di molti vini (i vari spumanti Alta Langa incluso, i Pinot nero ecc.) ci ha messo al centro dell’attenzione del settore vitivinicolo e ha favorito collaborazioni, capaci di garantire ulteriori sviluppi. Strategica è stata ad esempio la sinergia con la cantina comunale di La Morra, con la quale abbiamo condiviso attività e momenti di promozione».

Vista dall’esterno, questa zona, da sempre legata a filo doppio al Dolcetto, oggi sembra coinvolta in una viticoltura più universale, con esperienze di viticoltura ed enologia che coinvolgono anche altri vitigni. È così?
«Sì. E non è mancanza di fiducia nel Dolcetto, che resta fondamentale. Ma con l’introduzione di altre varietà, la nostra zona sta acquisendo un’identità più complessa e più attraente, con ottime opportunità, sia per chi produce che per chi acquista, grazie al Langhe Nebbiolo, all’Alta Langa e ai tanti vini bianchi, anche di ispirazione internazionale, che qui trovano l’ambiente giusto per delle produzioni che possono andare in tutto il mondo».
Sembra di capire che tu hai piena fiducia in quest’area del Dogliani.
«Certamente. E non soltanto perché ci sono nata, ma soprattutto per i suoi caratteri: questa zona ha enormi potenzialità future e tanti grandi produttori di Langa se ne stanno accorgendo. Nei suoi 21 Comuni c’è un’altitudine media di 500 metri, ci sono terre bianche, quelle adatte a creare grandi vini; la vicinanza delle montagne e la costante ventilazione determinano un clima molto adatto a produrre vini che sanno resistere al tempo. È evidente, però, che anche i produttori del territorio devono crederci e continuare a investire. E non solo in capitali, ma anche in passione, intelligenza e professionalità».

Giancarlo Montaldo

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