Il Piemonte resta zona gialla ma il Comune di Re in Val Vigezzo è rosso

Coronavirus, Canale: il comune ha emesso quattro ordinanze restrittive in vigore da oggi

PANDEMIA Con l’aggiornamento della situazione sanitaria il Piemonte resta in zona gialla ma, dalle 18 di sabato 20 febbraio fino a venerdì 26 febbraio, il Comune di Re, nel Verbano Cusio Ossola, sarà zona rossa. Nel paese, nel corso dell’ultima settimana, si sono registrati 37 casi su 750 abitanti: la decisione è stata assunta dopo un incontro del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio con i rappresentanti degli enti locali e i prefetti. Presenti anche il vicepresidente della Regione Fabio Carosso e l’assessore alla sanità Luigi Genesio Icardi.

Verrà anche sospesa l’attività didattica in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado della Val Vigezzo, con ordinanze emesse dai sindaci del territorio.

«Una decisione che si è resa necessaria dato l’improvviso incremento di casi registrato nell’ultima settimana a Re», spiega il presidente della Regione Cirio, che ha firmato in questi istanti l’ordinanza che istituisce la zona rossa. «Non sappiamo ancora se i tanti casi recenti siano dovuti a una variante, ma è comunque una incidenza molto elevata e abbiamo ritenuto necessario intervenire per tutelare la salute delle persone che popolano la vallata».

Nel resto d’Italia Campania, Emilia Romagna e Molise passano in zona arancione portando a 8 le regioni dove da domenica saranno chiusi bar e ristoranti per tutta la giornata e sarà possibile spostarsi dal proprio comune solo per motivi di lavoro, salute e necessità.

Il monitoraggio settimanale del ministero della Salute fotografa una situazione in peggioramento in tutta Italia, dovuta soprattutto al diffondersi delle varianti del Covid, e gli esperti dell’Istituto superiore di sanità tornano a ribadire la necessità di ridurre le interazioni tra i cittadini e innalzare le misure su tutto il territorio nazionale. Un invito che già la settimana prossima potrebbe essere raccolto dal governo che sta valutando la possibilità di prorogare il divieto di spostamento tra le regioni fino al 5 marzo, data in cui scadrà il Dpcm attualmente in vigore.

«Serve una drastica riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità, è fondamentale rimanere a casa il più possibile» dice l’Iss alla luce di un Rt ormai prossimo all’1 e in salita da tre settimane. «I dati ci dicono che c’è una controtendenza verso un aumento dei casi», ribadisce il direttore generale del ministro, Gianni Rezza; un’analisi confermata anche dai numeri giornalieri che indicano quasi 15.500 casi, duemila più del giorno prima, e ancora 353 morti in 24 ore, il tasso di positività che sale al 5,2% e un aumento dei ricoveri in terapia intensiva (+14) che da giorni si sono stabilizzati sui duemila e non riescono a scendere.

Campania, Emilia Romagna e Molise vanno ad aggiungersi a Abruzzo, Liguria, Toscana, Umbria, Trento e Bolzano, che già da una settimana sono in arancione. Nessuna regione passa invece formalmente in rosso, anche se nelle zone dove è stata individuata una maggiore diffusione delle varianti sono già scattati lockdown locali, con ordinanze dei governatori. In zona rossa sono le province di Bolzano, Perugia, Pescara e Chieti e diversi comuni in Lombardia, Toscana, Molise, Lazio e Piemonte. Ma è probabile che gli interventi «tempestivi e aggressivi» a livello locale, come li definisce Rezza, andranno ad aumentare nei prossimi giorni, a partire dal Trentino che, con il Molise, ha l’Rt più alto in Italia.

La circolazione delle varianti ha fatto sfumare il passaggio della Valle d’Aosta in zona bianca: l’incidenza è tornata sopra 50 casi ogni 100mila abitanti e il rischio è salito da basso a moderato.

L’analisi degli esperti è ora sul tavolo del governo, atteso nei prossimi giorni da una serie di decisioni da prendere. Il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, che rilanciando una vecchia battaglia del governatore campano Vincenzo De Luca ha incassato l’appoggio di Toscana e Lombardia e la contrarietà della Liguria, ha annunciato di aver già chiesto ai ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini di valutare «restrizioni omogenee» per «respingere questa nuova ondata». In sostanza, misure da zona arancione («non un lockdown come a marzo») uguali in tutto il Paese. Se ne parlerà nella riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni convocata per domani con all’ordine del giorno la gestione della pandemia e il sistema delle regole in vista della scadenza del Dpcm. Al momento però la linea del governo non dovrebbe cambiare, come ha confermato anche Rezza: «ci vogliono misure adeguate e proporzionali, non credo sia previsto un cambio di strategia». Ovvio che, se le varianti dovessero far schizzare i contagi, si valuterà se imporre misure più drastiche in tutta Italia.

«Non si può escludere – dicono fonti di Governo – se dovessero esplodere i contagi ci saranno da fare delle scelte». In ogni caso, nei prossimi giorni il premier Mario Draghi dovrebbe fare un punto con i ministri interessati e gli esperti per valutare proprio l’impatto delle varianti, e sarà lui ad annunciare la linea anche in vista del 5 marzo, quando scadrà il Dpcm. L’orientamento è quello di prorogare il divieto di spostamento tra le regioni – che scade il 25 febbraio, giovedì prossimo – proprio fino al 5 marzo in modo da avere più tempo per lavorare, anche con le regioni, ad un unico provvedimento che delineerà i nuovi interventi. Partendo da un punto che nessuno mette in dubbio: la linea del rigore non può essere, ancora, abbandonata.

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