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Capitale della cultura: il sindaco di Rimini parla di invasioni di campo

Capitale della cultura: il sindaco di Rimini parla di invasioni di campo
Il ministro Sangiuliano sta per aprire la busta con il nome della città scelta per il 2026.

RIMINI L’esperienza della Capitale della cultura, titolo assegnato per il 2026 a L’Aquila «ci ha mostrato anche il lato peggiore e ahimè radicato del nostro Paese, con quella catena di invasioni di campo preventive scomposte anche da parte di chi dovrebbe essere super partes e poi di illazioni e di ombre che hanno velato la coda finale di quella che per i territori candidati non è una semplice competizione. È la regola del sospetto a cui neanche questa partita si è potuta sottrarre». Lo ha detto il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, che già nei giorni scorsi, durante la campagna elettorale in Abruzzo, aveva polemizzato col governo.

«Prima di tutto sinceri complimenti a L’Aquila per questo riconoscimento che premia l’impegno, la storia e la voglia di rinascita di un pezzo di Italia bellissimo tragicamente colpito 15 anni fa da un devastante terremoto», ha premesso Sadegholvaad che, al termine della cerimonia di assegnazione del titolo di Capitale italiana della cultura 2026, ha deciso anche di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Nei giorni scorsi aveva messo insieme le dichiarazioni del senatore abruzzese di Fratelli d’Italia, Guido Quirino Liris, che aveva sottolineato la vicinanza all’Aquila di tanti parlamentari e del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Oltre all’accordo preventivo tra il Maxxi e il capoluogo abruzzese in caso di vittoria di quest’ultimo.

«Nulla di nuovo – ha aggiunto – ma non per questo bisogna ogni volta allargare le braccia e dire “è così”. Proprio perché consapevoli dello sforzo e del risultato riconosciuto da tutti da parte di Rimini e della Romagna, ci sarebbe voluta più attenzione, più rispetto e meno interessata sguaiataggine da parte di una politica che evidentemente vuole perennemente far sapere al mondo che “mi manda Picone” vale più di qualsiasi sostanza e educazione istituzionale».

Ansa

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