
ALBA Il restauratore Enrico Dellapiana ha accompagnato i visitatori nel cantiere del restauro conservativo che ha interessato il percorso archeologico del Museo diocesano della cattedrale.
Silvia Gallarato e Martina Marucco del Mudi spiegano: «Una prima parte del percorso, che includeva la prima chiesa e la tomba del settimo secolo, era stata restaurata nell’estate 2022. Ora si è proceduto con l’area adiacente, che include il pavimento in marmo della basilica civile romana, risalente al primo secolo dopo Cristo».
Gli scavi erano stati effettuati tra il 2007 e il 2008, «senza però effettuarne il consolidamento, eccezion fatta per la zona del fonte battesimale del sesto secolo. Tanti spazi erano stati soltanto ripuliti: ora è stato necessario intervenire per evitare, per esempio, lo sgretolamento dei mattoni di un tratto di muro del decimo secolo. I reperti rischiano di deteriorarsi a causa del- l’esposizione all’aria, delle variazioni di temperatura e umidità, di altri agenti portati pure dai visitatori».

Dellapiana, insieme a Lorenza Centanni, «ha cercato di ricreare le condizioni originarie, usando malta fatta com’era in uso all’epoca e la terra proveniente dallo scavo. Il tratto di pavimento romano in marmo della basilica risalta come mai prima, in precedenza il motivo a scacchi grigio e bianco era appena distinguibile. È di grande interesse pure il recupero dei livelli di preparazione del pavimento: sotto le piastrelle c’è una base di cocciopesto, fatta con polvere di mattone. Poi c’è uno strato preparatorio formato da ciottoli e pezzi di tegole romane e, il fondo di ulteriori pietre. Una parte del pavimento è ancora sotto il muro della prima chiesa altomedievale».
Per non arrivare alla necessità di un nuovo restauro conservativo, «saranno necessarie piccole manutenzioni annuali, con operazioni che includono la rimozione della polvere con appositi aspiratori». Visitando il cantiere con i restauratori «sarà possibile conoscere tante curiosità, inclusi piccoli ritrovamenti che sempre, in lavori simili, vengono alla luce. Tra queste, una delle più curiose è un mattone romano che conserva le impronte delle zampe di un cane».
Davide Barile
