RICERCA Rodello. Storia, arte, territorio. Dall’età preromana al Cinquecento è il volume dedicato al paese voluto dal Comune. Scritto da Walter Accigliaro al termine di lunghe ricerche, effettuate consultando numerosi documenti d’archivio e analizzando la toponomastica, reperti archeologici, l’orografia del territorio, testimonianze orali e, ultimo ma non ultimo, quanto pubblicato in passato.
Due capitoli, Toponimi e proprietari salienti nel catasto cinquecentesco di Rodello e L’agricoltura a Rodello dal tardo Medioevo al Cinquecento e le cascine storiche, sono stati curati da Beppe Marengo. Completano l’opera la prefazione del parroco Valerio Pennasso, responsabile dell’Ufficio diocesano dei beni culturali e le fotografie di Pierangelo Vacchetto che ritraggono luoghi (nelle riprese ha usato anche un drone) reperti e mappe.
Stampato ad Alba dall’Artigiana, lo studio sarà presentato sabato 18 maggio alle 16.30 nella sala conferenze della Residenza. A moderare gli interventi degli autori, dopo il saluto del sindaco Franco Aledda, sarà il redattore di Gazzetta d’Alba Paolo Rastelli. Al pubblico sarà mostrato un filmato con una selezione delle immagini utilizzate. Seguirà un rinfresco.
Al libro, di 190 pagine, ne seguirà un altro che arriverà fino all’inizio del Novecento.
Si tratta della prima opera esaustiva riguardante il paese: in precedenza avevano effettuato studi il canonico Antonio Boarino, parroco dal 1928 al 1958, e Francesco Sobrero, vicesindaco di Rodello, sindaco di Alba e deputato negli anni Settanta. Anche grazie ai racconti familiari raccolti da Marco, fratello del parlamentare, e riportati ad Accigliaro è riuscita una delle scoperte più interessanti, la posizione dell’altomedievale chiesa di San Martino, citata in molti documenti. Sorgeva in prossimità di quella che oggi è borgata Davichi, in via Cagnassi, vicino al primo insediamento di Rodello, oggi dov’è Buschea. Accigliaro racconta: «Addirittura, abbiamo rinvenuto alcuni frammenti di cotto. Buschea era abitata da gens romane, fu poi abbandonata intorno al Mille, mantenendo importanza solo per quanto riguarda l’agricoltura. I primordi del paese sono di origine Longobarda. Lo conferma il toponimo di derivazione, Raudus, termine germanico traducibile come rossiccio. Purtroppo non sono rimasti documenti a riguardo».

Numerose le testimonianze dell’antichità: «In località Spessa, un secolo fa, fu trovata un’ascia neolitica; ai Caramelli e a Casa nuova frammenti di lapidi romane. Una moneta dell’imperatore Adriano era stata rinvenuta in un vigneto. Un’altra, di Costantino, la conserva la famiglia Mossio, ai Caramelli. Dicono provenisse da un muro; in ogni caso, è una rarità per le nostre aree ed era sfuggita ai cataloghi archeologici».
Con l’incastellamento del borgo, attorno al Mille, «il ricetto, ossia il nucleo più elevato della villa medievale, era situato nella parte dove ora ci sono Municipio, parrocchiale e scuole. C’era un castello e le mura correvano lungo via Roma, via Statuto, via Umberto I. In quel periodo è costruita la chiesa di San Lorenzo in corrispondenza del bricco omonimo (quella attuale è del Settecento e sorge in altro luogo, nda) e avviene l’assegnazione feudale del luogo dai signori Arduinici al vescovo di Alba. Più volte, dal 1197 al 1292, gli abitanti chiedono e ottengono la cittadinanza di Alba. Molte erano le proprietà ecclesiastiche. Nel 1393 avviene la prima investitura feudale, dal marchese di Monferrato a Ramazzotto della Niella. Arrivando al Cinquecento, in quel secolo è eretta la chiesa di Santa Maria ed è redatto il primo catasto. È del 1594 l’acquisizione del feudo rodellese da parte dei Falletti: da lì ripartiranno le nostre ricerche».
Davide Barile
