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La difesa di Carini: «Totalmente innocente, tutti gli utili reinvestiti nella società»

La difesa di Carini: «Totalmente innocente, tutti gli utili reinvestiti nella società»

ALBA «La totale innocenza del proprio assistito» viene affermata dall’avvocato Michele Galasso, difensore dell’ex patron di Egea Pierpaolo Carini, in relazione al sequestro operato dalla Guardia di finanza nel quadro di un procedimento coordinato dalla procura di Asti.

«Si tratta – spiega il legale – di ipotesi di reato che riguardano una vicenda molto complessa e molto articolata, attinente al corretto inserimento e alla esatta valorizzazione di alcune poste di bilancio. Situazione ulteriormente complicata dal fatto che alcune valutazioni strategiche erano di tale complessità da dover essere affidate a sofisticati sistemi software».

Dopo avere «sottolineato che il procedimento è ancora nella sua primaria fase di indagini e che per giustificare un sequestro preventivo è sufficiente il semplice fumus del reato», e che «l’ingegner Carini dimostrerà la propria innocenza nelle competenti sedi», osserva che «fin d’ora un dato è certo: tuttì gli utili ricevuti da Egea spa sono stati dall’ingegner Carini reinvestiti in Egea Spa, ovvero in quella stessa società che – in ipotesi d’accusa – egli avrebbe dovuto sapere in grave perdita».

Finanza sequestra 3,6 milioni a Egea, false comunicazioni

Attraverso artifici contabili, Egea commerciale avrebbe esposto, ad eccezione del 2021, un utile di esercizio, pur modesto. L’utile esposto, era stato distribuito sotto forma di dividendi ai soci, «tra cui il principale indagato, direttamente o indirettamente detentore di oltre il 50% della azioni di Egea», ovvero quei 3,6 milioni di profitto ora oggetto del sequestro a Pierpaolo Carini, già amministratore delegato di Egea e dal 2004 presidente del consiglio di gestione.

I finanzieri hanno raccolto elementi attraverso intercettazioni telefoniche e perquisizioni nelle sedi del gruppo, l’ascolto di persone informate sui fatti e l’esame dei dati raccolti dai sistemi informatici aziendali e la banche dati della finanza stessa. Egea commerciale, secondo gli investigatori, avrebbe invece dovuto esporre «rilevantissime perdite, ammontanti complessivamente a oltre 117 milioni). Ciò avrebbe determinato l’azzeramento del patrimonio netto, che sarebbe anzi risultato ampiamente negativo. Tali pessimi risultati di esercizio si sarebbero dovuti quindi riflettere sul bilancio consolidato di gruppo (in cui nel 2021 i ricavi di esercizio esposti avevano raggiunto l’importo record di circa 1 miliardo e mezzo) e della holding Egea, che avrebbero dovuto conseguentemente registrare notevoli perdite e una significativa erosione del patrimonio netto».

La modalità utilizzata dagli indagati per alterare i risultati dei bilanci, secondo gli inquirenti, sarebbe stata «l’artificiosa indicazione di ‘ratei attivì (necessaria per valorizzare i ricavi dell’esercizio, ma non ancora fatturati) per valori notevolmente superiori a quelli effettivi». Ciò avrebbe consentito di «dissimulare le condizioni di squilibrio patrimoniale ed economico-finanziario», dovute principalmente a «scarsa marginalità sulla vendita di energia elettrica e gas» e «vendita di fatto sotto costo delle materie prime». Una situazione diventata insostenibile quando il costo delle materie prime sul mercato è cresciuto. Il gruppo era ricorso quindi all’indebitamento e al mancato pagamento delle imposte, tra cui l’omesso versamento di Iva per il 2022 per quasi 104 milioni. Le indagini, viene sottolineato dalla procura, «hanno interrotto le illecite manovre correttive di bilancio, inducendo sostanzialmente l’avvio delle procedure di risanamento in atto, non interessate dagli interventi disposti».

Ansa

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