
ALBA Crepa è un nome forte per un progetto: si chiama così il collettivo nato nell’Albese, che riunisce persone attive nella pedagogia e in generale dell’educazione dei giovani, a partire dal modo con cui questi temi vengono trattati negli spazi cittadini.
Questo fine settimana, 13 e del 14 luglio, si sono ritrovati al Cinema vekkio di Corneliano, per il secondo camp nazionale, l’appuntamento condiviso con altre realtà nazionali attive sullo stesso fronte.
Nel pomeriggio di sabato, si sono ritrovati tra via Maestra e piazza Duomo ad Alba, per una mobilitazione che ha coinvolto tanti giovani.
Commentano dal collettivo: «Vogliamo continuare a fare pedagogia politica, per cercare di creare città in cui i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, possono muoversi agevolmente: oggi purtroppo questo non accade di frequente».
Ecco alcuni scatti della giornata:
Perché Crepa scende in piazza
Già lo scorso anno, sempre nel centro di Alba, hanno organizzato una “piazzata”, un momento di condivisione e di divertimento, dal quale sono nati molti spunti.
«Non vogliamo certo dire che, in città e sul territorio, mancano le proposte per i giovani. Il nostro è un messaggio diverso: deve cambiare l’approccio e occorre mettere al centro gli stessi bambini e ragazzi, da cui deve partire la progettazione. Dobbiamo tornare a chiederci: che cosa desiderano? Come si sentono nella loro città». Da questo punto di vista, i riscontri sono diversi.
Per esempio, da regolamento urbano, il gioco libero e informale è vietato nelle piazze, in particolare il pallone. «Capiamo le esigenze, ma è difficile accettare un divieto di questo tipo, che in sostanza allontana i più piccoli dalle città», aggiungono dal collettivo. Ci sono altri temi centrali sotto le torri, come la mancanza di spazi pubblici per i giovani, mentre non mancano i luoghi a pagamento, che non favoriscono la condivisione.
«Dopo la prima mobilitazione, lo scorso anno, ci siamo resi conto che non sono cambiate molte cose. La nostra è un’azione in divenire e siamo pronti a dare il nostro contributo. Il messaggio centrale che portiamo avanti è questo: i bambini e i giovani sono già cittadini e devono essere considerati come tali», concludono.
f.p.