
CORNELIANO, alle porte di Alba, si è risvegliato con un’attenzione mediatica per una brutta vicenda: ieri, 26 luglio, i Carabinieri hanno agito nei confronti di Paolo Ferrante, titolare di un’agenzia di moda nel centro del paese, e di Daniele Ferrero, suo collaboratore braidese.
Il primo ora è in carcere, il secondo agli arresti domiciliari. L’accusa è violenza sessuale, anche di gruppo in un caso, nei confronti di cinque donne, modelle o aspiranti adescate con la scusa subdola di un progetto sulla violenza contro le donne.
La violenza, però, erano loro a infliggerla, nelle stanze sul retro dell’agenzia, la cui vetrina affacciava su via Torino, sulla strettoia a pochi metri da piazza Cottolengo. Ora le serrande sono abbassate, sotto sequestro.
La Mia, Italians model academy, era apparsa nel paese senza preavviso: per un certo periodo, anche in modo abbastanza plateale, con il banchetto e le modelle in posa alla fiera autunnale di san Carlo, pronte a distribuire volantini, e con alcuni eventi.
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Lui, si faceva vedere in paese, al bar, dove stamattina si parla soltanto del caso.
«Sembrava una persona come tante», dice un esercente. «Vedevo persone entrare e uscire dal locale che ora è chiuso, ma non pensavo una cosa del genere».
C’é chi la pensa diversamente, come la titolare di un’altra attività nelle immediate vicinanze. «Un uomo che non mi ha mai convinta. Poi i movimenti erano molto strani: a volte, in pieno giorno, abbassava le serrande, quando entrava qualche ragazza da sola. Ha avuto una segretaria molto giovane, per un certo periodo. Ne vedevamo parecchie, di modelle, soprattutto all’inizio. Poi hanno iniziato ad arrivare i Carabinieri in borghese, negli ultimi mesi: abbiamo avuto la conferma di tutto. Una volta una ragazza è entrata da noi, aveva un appuntamento con lui e non lo trovava: le abbiamo consigliato di andarsene, poteva essere mia figlia. Sono contenta che questo schifo sia venuto alla luce».
Dai suoi profili social, la modella e giornalista Stefania Secci ha commentato l’arresto dei due. Anche lei era finita nell’agenzia e da mesi collabora con i Carabinieri. «Invito le ragazze a denunciare», dice. Lo hanno ribadito anche gli stessi agenti. La sensazione è che i cinque casi siano solo la punta dell’iceberg. Potrebbero esserci altre modelle finite nella rete. Attirate da false promesse, ingannate e diventate poi vittime di violenza.
Online il falso agente dispensava consigli sul mondo della moda, mettendo anche in guardia da realtà non raccomandabili. Peccato che alla fine il lupo, a quanto pare, fosse lui. E che proprio grazie al coraggio di alcune donne sia calato il velo del silenzio.
f.p.
