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1994-2024 / Le storie: «Stiamo bene, non lasciamo il paese», dissero ad Arguello

1994-2024 / Le storie: «Stiamo bene, non lasciamo il paese», dissero ad Arguello

IN ALTA LANGA Il Tanaro, ad Alba, superò di nove metri il suo zero idrometrico, con una portata d’acqua di circa 4mila tonnellate al secondo. Un’onda incontenibile.

Ma, tutto intorno, c’erano intere colline in grave difficoltà, a causa delle frane innescate dal peso del terreno, impregnato a sua volta d’acqua. Molte strade vennero interrotte e le prime squadre di Protezione civile giunte sul posto vennero utilizzate per verificare la situazione in Langa, nei paesi ritenuti più a rischio, isolati e senza possibilità di comunicare.

Tra i volontari che arrivarono da diverse parti d’Italia, c’era un gruppo della Misericordia Santa Chiara di Lucca. Vennero mandati ad Arguello, una manciata di case attorno alla parrocchiale.

Con loro, sempre come volontario con l’incarico di facilitare gli spostamenti delle squadre non originarie della zona, c’ero io. Mi ritrovai tra luoghi che conoscevo da sempre, diventati irriconoscibili, in certi casi. Si sentiva da subito che quei giorni sarebbero rimasti per sempre nella nostra mente, impossibili da cancellare.

I problemi di Arguello erano due: una massa di terra e gerbido che minacciava la via d’accesso al paese, dalla provinciale che sale a Bossolasco, e un perentorio ordine di sgombero della popolazione.

Quando arrivammo con i mezzi, erano tutti in piazza ad accoglierci, ma senza neppure considerare l’ipotesi di lasciare il paese. Ci accompagnarono nel salone della Pro loco, dove ognuno di loro aveva portato cibo, bevande, coperte e legna per la stufa. Ci spiegarono – con una certa difficoltà a convincere i volontari toscani – che loro erano autosufficienti e che potevano resistere per qualche giorno.

«Andate dove c’è più bisogno di aiuto: qui possiamo fare da soli», ci dissero.

Tornati ai furgoni, vedemmo un elicottero militare scendere nella piazza dove in estate si gioca alla pantalera. Il pilota stava cercando una frazione di Bosia, ma aveva sbagliato versante, per la nebbia.

Sono stati giorni così: volevamo rimediare in fretta a problemi di grandissima complessità. E soprattutto non ci sembrava possibile che il Tanaro, nel giro di poche ore, si fosse ripreso quello che era suo.

 Beppe Malò

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