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23 giorni della città di Alba: i cammini tra letteratura e storia e la giornata della Medaglia d’oro

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Beppe Fenoglio a Valdivilla © Centro Studi Fenoglio / Aldo Agnelli

ALBA Nell’ambito delle celebrazioni per gli ottant’anni dei ventitré giorni, domenica 13 ottobre il centro studi Beppe Fenoglio proporrà la camminata “Ripercorrere i 23 giorni, trekking tra letteratura e storia”. L’appuntamento sarà alle 15.15 nel parco di San Cassiano. Per partecipare è necessario prenotarsi allo 0173-36.46.23 o all’indirizzo prenotazioni@beppefenoglio22.it. Una seconda passeggiata sarà sabato 2 novembre, sempre con partenza da San Cassiano.

Come spiega Bianca Roagna, direttrice del Centro studi, «partiremo dal luogo in cui i giovani partigiani, il 2 novembre 1944 attesero sotto la pioggia battente pronti ad affrontare i nemici. Faremo un percorso ad anello e seguiremo le tracce della loro ritirata sulle colline. Se ci pensiamo, a San Cassiano molte vie sono dedicate a partigiani, ma credo molti residenti ignorino chi fossero». Oggi San Cassiano è un quartiere molto urbanizzato, «all’epoca dei fatti era campagna. Salendo sulla collina, ancora oggi si ha un punto di vista diverso sulla città».

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Bianca Roagna, direttrice del Centro studi Beppe Fenoglio

Riguardo all’incipit del racconto I ventitré giorni della città di Alba, il famoso «Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944», Roagna dice: «Dell’idea che mi ero fatta anni fa non sono più così sicura, hanno contribuito ad aprirmi dubbi soprattutto gli studenti stranieri. Da storica, poi, sono abituata a raccogliere più elementi possibili prima di formulare un’ipotesi. E in questo caso è molto difficile. Tanti saggi hanno sviscerato il significato di quel duecento. Giorgio Barberi Squarotti affermò che l’epica di Fenoglio non include il vincitore e l’eroe senza macchia, ma il partigiano che rimane fino alla fine anche quando la città è perduta. A me piacerebbe chiederlo direttamente a Beppe. È famoso per i suoi incipit in cui dice tutto, basti pensare a La malora e Un giorno di fuoco. E, in questo caso, capita lo stesso. Subito non fu capito e ricevette critiche, ma in seguito la polemica si placò. Pure Davide Lajolo cambiò idea al riguardo. In Fenoglio, emerge il pensiero di partigiani che non ritenevano si dovesse comunque tentare di difendere la città. Tutto ciò contribuisce a darci un’idea della ricchezza della Resistenza, un insieme di forze politiche diverse unite per uno stesso ideale».

I ventitré giorni «furono un evento che contraddistinse Alba rispetto ad altri luoghi. Fu la prima città libera dell’alta Italia, pur non essendo stata una Repubblica partigiana come il Monferrato, Montefiorino e l’Ossola. Nessuno prima era riuscito a liberarsi. Partendo da tali fatti, Bubbio scrisse più volte per chiedere che la medaglia d’argento fosse cambiata con quella d’oro».

Poche ore e Gatto dovrebbe annunciare la sua Giunta, tra "vecchie glorie" e volti nuoviAggiunge il sindaco Alberto Gatto: «La ricorrenza degli ottant’anni dei ventitré giorni è un momento importante che celebra un avvenimento unico nello scenario nazionale. Grazie alle gesta eroiche dei gruppi partigiani, Alba fu città libera. È importante raccontare e far conoscere alle nuove generazioni ciò che accadde ad Alba, soprattutto ora che i testimoni diretti non ci sono più. Nell’opera di testimoniare, il centro studi Beppe Fenoglio, da sempre, fa un grande lavoro. Nella celebrazione abbiamo voluto coinvolgere il più possibile le scuole: a loro vanno trasmesse le memorie di quei tempi, in modo che certi fatti non possano più ripetersi».

Strettamente legato ai ventitré giorni, c’è il conferimento della Medaglia d’oro: «Il 13 novembre ricorreranno i settantacinque anni. Lo scorso anno fu rubata e, grazie anche alle pratiche avviate dalla precedente Amministrazione, è stata concessa una copia. Paolo Borgna, presidente di Istoreto, incontrerà le scuole al teatro Sociale. Alle 17.30, Marco Revelli terrà un’orazione e, in seguito, andremo in processione fino all’ufficio del sindaco, dove la medaglia sarà ricollocata nel suo posto naturale. Ho pensato non ci fosse modo migliore per celebrare il momento».

Davide Barile

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