
ASTI Tensione tra i produttori di canapa industriale, anche astigiani, alla luce dell’emendamento al disegno di legge Sicurezza (articolo 18), che ne vieterebbe la produzione, la trasformazione e la vendita. Sebbene fino agli anni ’40 del secolo scorso, con i suoi circa 100mila ettari coltivati, l’Italia fosse il secondo maggiore produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica) e oggi occupi migliaia di lavoratori, resta fondato il timore che la scarsa conoscenza in materia e la conseguente confusione, anche mediatica, possano penalizzare l’intero settore.
È quanto fa sapere Coldiretti, entrando nel merito della questione. La legge 242 del dicembre 2016 (“Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”) consente la coltivazione e la trasformazione della “Cannabis sativa L.” per le produzioni industriali attinenti ad alimenti con sementi certificate (pane, pasta, biscotti e grissini), cosmesi, semilavorati (fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti) forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, sovescio, lavori di bioingegneria o prodotti di bioedilizia, fitodepurazione per la bonifica di siti inquinanti, attività didattiche e dimostrative, ricerca da parte di istituti pubblici o privati e florovivaismo.
L’emendamento in questione, però, ne vieterebbe l’impiego e la trasformazione dell’infiorescenza: di fatto, la equiparerebbe alla Cannabis ad alto Thc (uno dei maggiori e più noti principi attivi della cannabis), danneggiando un intero settore.
Il produttore di Coldiretti Asti Cesare Quaglia, dell’azienda agricola Agricoltura indigena di Variglie e componente di Assocanapa, spiega: «Malgrado la recente ordinanza di sospensione del decreto sul Cbd (Cannabidiolo, sostanza chimica presente nella Cannabis sativa) pronunciata dal Tar Lazio, desti fiducia sul giudizio finale (l’udienza pubblica è fissata per il 16 dicembre), il settore canapicolo resta alle prese con un quadro normativo quanto mai incerto e scoraggiante».
Quaglia aggiunge: «In particolare, l’approvazione da parte della Camera dei deputati dell’articolo 18 del Ddl Sicurezza avente l’obiettivo di mettere fuori legge la Cannabis light, introduce restrizioni per l’utilizzo dell’infiorescenza anche per gli impieghi alimentari, erboristici, zootecnici e cosmetici. Un danno ingente per gli agricoltori, bisognosi di integrare il reddito delle produzioni da seme e paglie, oltre che per l’intera filiera».
Il produttore conclude: «Il settore conta migliaia di persone impiegate e migliaia di ettari coltivati: l’auspicio, ora, viene riposto in un ragionevole ravvedimento al Senato».
Claudio Accomazzo di Erbalogica, che a Calliano coltiva canapa industriale Futura 75 per produrre tisane dalle proprietà salutistiche rilassanti e distensive, sottolinea: «Non si faccia confusione tra la canapa a uso industriale e gli stupefacenti. La prima, infatti, di cui si utilizza tutta la pianta senza manipolazioni, è consentita in agricoltura e produce una serie di vantaggi per l’ambiente: in particolare, è poco idrovora, combatte in modo naturale gli infestanti ed ha un’alta capacità di assorbenza di Co2».
Manuela Zoccola
