
SANTO STEFANO BELBO Un enorme parallelepipedo bianco, attorniato dalle colline del Moscato, accoglie i visitatori di Fabbriche aperte che hanno scelto di conoscere la Tosa group nell’area industriale di Santo Stefano Belbo. Nata nel 1979 a Cossano grazie alle intuizioni di Beppe Tosa e poi cresciuta con le successive acquisizioni di Cmr e Mimi, oggi l’azienda è una multinazionale del settore packaging con sedi anche in Francia, in Germania e in Spagna, che si occupa della costruzione di sistemi di movimentazione pallet e di macchinari (avvolgitrici, reggiatrici e fardellatrici): ogni anno ne vengono realizzati circa 270, cioè una trentina al mese.
A guidare il gruppo sono Fabio e Serena, seconda generazione della famiglia fondatrice, che nel 2012 si sono spostati nel paese di Cesare Pavese, dove contano di espandersi ancora nei prossimi anni. Ed è proprio la figlia di Beppe, inserita da Forbes Italia tra le cento donne di successo del 2024 (insieme all’albese Federica Boffa), a presentare i numeri della fervente attività: «Siamo in 150, il fatturato è di circa 27 milioni di euro per quest’anno: è un momento delicato perché chiudiamo il bilancio al 31 ottobre. Siamo anche in preparazione per la Fiera di Parigi e stiamo facendo l’inventario del magazzino».
Oltre a lei, ad accompagnare nel capannone i visitatori, che sono in prevalenza studenti degli istituti tecnici della zona, ma anche famiglie e turisti, ci sono una quindicina di collaboratori. Si parte dall’Acceleration bench test, un laboratorio per testare la resistenza delle unità di carico alle accelerazioni e decelerazioni che si verificano durante il trasporto su strada, simulando i movimenti a cui è sottoposta la merce, potendo così ottimizzare i programmi di avvolgimento e reggiatura in base alle reali necessità del prodotto. Poi ci sono i vari reparti come la ricerca e sviluppo, la carpenteria, i macchinari a controllo numerico, le aree di assemblaggio meccanico ed elettrico o gli uffici in cui si programmano le trasferte e si amministra il lavoro per i clienti e i fornitori.
Tra i cavalli di battaglia ci sono alcune innovazioni di cui la Tosa group va gelosa, come il cambio della bobina automatico brevettato dallo stesso Beppe, che permette di ridurre i tempi da dieci minuti a trenta secondi, e la più recente Cai lun.
Quest’ultima è una macchina studiata per avvolgere i pallet con la carta, nell’ottica di una maggiore sostenibilità rispetto al film. «L’abbiamo presentata per la prima volta a Düsseldorf e abbiamo il brevetto per un tipo di carta estensibile e deformabile che, rispetto a qualsiasi altra carta standard, segue meglio il profilo del carico pallettizzato, assicurando maggiore stabilità. Questo progetto, che ha coinvolto il dipartimento di ricerca e sviluppo, fa parte di una serie d’iniziative ecologiche che culmineranno con il bilancio di sostenibilità a cui stiamo lavorando», spiega Serena.
Grande attenzione viene data anche alla formazione e al coinvolgimento del territorio. La Tosa group da settembre 2023 fa parte di Atpica, un progetto che raggruppa 16 aziende nel settore dell’imbottigliamento e dell’imballaggio della Valle Belbo per migliorare le opportunità lavorative e creare benessere nella comunità. Dice l’imprenditrice, che fa parte del direttivo: «Vogliamo aggregarci in una sola voce per lavorare anche con gli studenti. Tra poche settimane consegneremo i robot Arduino e Schneider all’Apro e all’Artom di Canelli, istituti pilota dell’iniziativa, che li potranno utilizzare nella loro didattica, grazie alla collaborazione tra i nostri uffici tecnici e i loro docenti. Per coinvolgerli ulteriormente abbiamo lanciato una sfida a disegnare la pinza per uno di questi cobot. Il 23 novembre invece faremo un’altra giornata di porte aperte per i ragazzi e le famiglie».
Sempre con Atpica si cerca di promuovere un’immagine diversa dell’industria, anche attraverso i social: «Insieme a Greta Galli, una giovane influencer molto brava, abbiamo fatto una serie di video per spiegare le figure professionali che si trovano in questo settore, da noi abbiamo girato quello sul collaudatore. L’idea che le aziende siano luoghi sporchi, brutti e poco sicuri è datata: siamo tutte realtà dinamiche, internazionali e all’avanguardia. Cerchiamo di fare seminari, di formarci con consulenti e di mappare i luoghi da dove arrivano i nostri collaboratori per migliorare anche i trasporti, che restano il grande problema del territorio».
Per Tosa il rapporto con i dipendenti e la loro qualità di vita è importante, lo dimostrano anche la biblioteca aziendale, realizzata in collaborazione con la fondazione Cesare Pavese, e l’area mensa con divani e calciobalilla per il riposo o il divertimento dei lavoratori nelle pause.
Lorenzo Germano
