
ALBA Per Liliana Allena, presidente dell’ente Fiera di Alba, l’edizione 2024 sarà anche l’ultima del suo mandato. Un percorso che ha portato con sé cambiamenti e sfide. Dal riconoscimento Unesco nel 2014 all’aumento dei turisti da tutto il mondo, con conseguenze anche complesse in termini di strategie territoriali, per arrivare a questioni planetarie come il cambiamento climatico, le cui ricadute negative colpiscono anche il Tuber magnatum Pico, senza il quale sotto le torri non ci sarebbe alcuna Fiera.
Ecco perché, per la rassegna in partenza il 12 ottobre, dopo il prologo del fine settimana dedicato ai borghi del 5 e 6 ottobre, la manifestazione ha deciso di puntare sul concetto dell’intelligenza naturale, che unisce il futuro all’importanza di riscoprire le radici.
Qual è il messaggio contenuto in questo titolo?
«Se la Fiera ha una storia quasi centenaria, lo deve alla grande capacità di restare fedele alle proprie origini riuscendo al contempo a rinnovarsi edizione dopo edizione, sempre al passo con l’attualità. Quest’anno, che ci porterà al traguardo dei 94 anni, metterà al centro due tipi di intelligenza: quella naturale e quella artificiale, la cultura del tartufo e la tecnologia. Partiremo da un presupposto: è la consapevolezza di chi siamo e del valore dell’ambiente che ci circonda a darci equilibrio e serenità per maneggiare senza preoccupazioni uno strumento dal potenziale incredibile come l’Ai. E non il contrario».
In che modo una manifestazione come la Fiera del tartufo, basata sull’enogastronomia, può trasmettere dei messaggi educativi?
«Ci siamo attivati, ormai da anni, con piccole ed esemplificative azioni sul tema del cambiamento climatico e della sostenibilità. Consapevoli della necessità di agire in modo concreto per garantire un futuro all’esistenza del tartufo, abbiamo promosso la cura e la manutenzione dei boschi, così come la piantumazione di nuovi alberi per garantite la biodiversità e l’assorbimento di anidride carbonica. Sono messaggi educativi che cerchiamo anche di trasmettere ai più piccoli, grazie alle proposte di Alba truffle bimbi, che quest’anno si arricchirà dei laboratori di Valeria Margherita Mosca, rivolti anche agli adulti».
Crede che il pubblico sia pronto a recepire questi messaggi?
«In generale, le persone che giungono in Fiera sono accomunate da una grande attenzione verso gli aspetti culturali. Lo scorso anno, abbiamo registrato novantamila ingressi al mercato del tartufo: chi ci sceglie vuole vivere un’esperienza immersiva, in modo da approfondire il mistero del prezioso tuber. Un altro dato interessante è relativo alla provenienza dei visitatori, arrivati da sessanta Paesi. Per alcune proposte, come i Cooking show, la presenza straniera ha superato il 75 per cento: molti arrivano dalle Americhe, dagli Stati Uniti al Brasile, ma abbiamo registrato una forte crescita anche dall’Asia, dalla Corea, dal Giappone, per arrivare all’Australia, al Sudafrica e ai mercati europei consolidati».
Se guardiamo al programma, quali sono le novità di questa edizione?
«La prima riguarda lo spostamento del calendario della cerca, definito su base regionale, con l’inizio della stagione slittato dal 21 settembre al 1° ottobre, in linea con i mutamenti imposti dal cambiamento climatico. Così anche la Fiera è stata posticipata di una settimana rispetto agli anni passati, per rispettare le nuove date di raccolta, e terminerà l’8 dicembre. In seconda battuta, citerei il cortile della Maddalena, sede del Mercato mondiale del tartufo, che quest’anno si presenterà in una veste del tutto rinnovata. L’edizione numero 94 segnerà anche l’avvio di un nuovo progetto, in partenza dal Giappone. Sulla linea che collega Alba a Tokyo, alcuni grandi chef giapponesi, guidati dall’icona italiana nel Paese del Sol levante, Luca Fantin del Bulgari, saranno ospitati nell’Albese per vivere un’esperienza completa all’interno della cultura gastronomica delle Langhe e del Roero, proponendo a loro volta ricette tipiche della tradizione nipponica. Altre novità arriveranno sul fronte di Sostenibilità incrociate, che coinvolgerà cuochi e artisti: il culmine sarà un inedito spettacolo coordinato dal curatore gastronomico Paolo Vizzari, in collaborazione con Samuel Romano».
Dopo nove anni, a fine anno scadrà il suo mandato come presidente: qual è il suo bilancio?
«Abbiamo compiuto molti passi. Come ente Fiera di Alba siamo passati da tre dipendenti e 570mila euro di fatturato a due milioni di euro, con sei dipendenti e un direttore. Siamo una squadra coesa, che ha lavorato con grande passione, dedizione e professionalità, consentendo alla Fiera di evolvere. Abbiamo vissuto una serie di svolte culturali: il tartufo è al centro di proposte che riguardano la cucina e l’enogastronomia, fino ad arrivare a dialogare con l’arte, il design, la moda, l’alta finanza, ma anche la musica e la cultura in generale. Con gli altri enti del territorio, abbiamo creato una vera e propria cultura del tartufo, resa fruibile ai turisti. A Roddi, poi, abbiamo creato il Truffle hub, uno spazio dedicato nelle pertinenze del castello. Oggi il tartufo bianco d’Alba è un marchio riconosciuto, posizionato ad alto livello: sono elementi che ci hanno permesso di rendere la nostra area una meta di viaggio sempre più nelle preferenze dei turisti».
Francesca Pinaffo
