
ALBA Remo Schellino è nato a Dogliani, ha vissuto infanzia e giovinezza a Belvedere Langhe. È regista e produttore di un’ampia serie di documentari che raccontano tradizioni, storia e personaggi delle Langhe. Un’attività che contribuisce non solo a creare cultura, ma anche a preservare saperi cruciali per l’identità collettiva, per la cultura e l’economia locale. Venerdì 25 ottobre nel cinema Moretta di Alba, alle 21, sarà proiettato il film di Schellino Il mondo del tartufo in Italia. Storie di alberi, cani, cercatori, prodotto dall’associazione “Cerca e cavatura del tartufo in Italia”.
Il lavoro è costruito sulla base di decine di interviste a cercatori di tutto il Paese. Nel corso della serata al regista sarà consegnato lo zappino del trifolao, riconoscimento che il Centro nazionale studi tartufo assegna per il terzo anno a personalità del mondo della cultura che hanno “scavato” con le loro ricerche in vari campi del sapere.

Spiega il presidente del- l’associazione e del Centro nazionale studi tartufo, Antonio Degiacomi: «Nel documentario si ascoltano le diverse cadenze regionali, si vedono habitat eterogenei, si alternano personalità variegate, ma esiste un filo conduttore comune a tutte le persone che compaiono: la passione, il profondo legame con la natura, l’intenso rapporto con i cani. Questo insieme di conoscenze e pratiche è stato riconosciuto dall’Unesco come uno dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità».
Rispetto alla necessità di trasmettere alle nuove generazioni questi saperi, Degiacomi osserva che «molti giovani sostengono l’esame per il tesserino di raccoglitore. Ce ne sono diversi molto attenti agli aspetti naturalistici. Il fatto che tanti non abbiano alle spalle tradizioni familiari ci induce a rafforzare la formazione e la trasmissione delle conoscenze e delle pratiche. Il riconoscimento a patrimonio Unesco della cerca e cavatura ha aiutato a prendere consapevolezza di questi bisogni e a interloquire con tutti i soggetti per salvaguardare gli ambienti tartufigeni. I risultati di un processo di responsabilizzazione potranno vedersi nel tempo, se si amplieranno azioni di privati e bandi pubblici. Documentari, incontri delle associazioni e nelle scuole, visite a musei sono tutte pratiche e progettualità che ci potranno aiutare».
Matteo Viberti
