PENSIERO PER DOMENICA – XXVIII TEMPO ORDINARIO – 13 OTTOBRE
Al centro delle letture di questa domenica c’è un giovane – secondo tradizione, dalla vita integerrima – che vuole seguire Gesù, ma non ha il coraggio di abbandonare le ricchezze. La sua vicenda può essere inquadrata dal motto delle Società bibliche internazionali: «Non basta possedere la Bibbia, bisogna leggerla; non basta leggere la Bibbia, bisogna crederla; non basta credere la Bibbia, bisogna viverla». Cosa non facile, perché, come dice la lettera agli Ebrei (4,12) «La parola di Dio è più tagliente di una spada a doppio taglio». Verifichiamolo!

Cosa conta di più nella vita. Il Vangelo (Mc 10,17-30) viene introdotto da un brano del libro della Sapienza (7,7-11). Il protagonista – che si rifà a Salomone, il perfetto sapiente secondo la tradizione biblica – aiutato da Dio lungamente implorato nella preghiera, diventa capace di scegliere ciò che conta nella vita. La conclusione paradossale a cui giunge è che la sapienza è più preziosa non solo di tutti i beni materiali, ma addirittura anche della salute e della bellezza. Solo la sapienza infatti ci dice cosa fare della vita.
Nella vita non c’è solo la rinuncia. Spesso, nel commento a questa pagina di Vangelo, l’accento cade sulla rinuncia del discepolo ai beni materiali. In realtà questa è una faccia della medaglia e non è fine a sé stessa: da sola non basta a dare senso e pienezza alla vita. Deve essere motivata e seguita da un incontro. Ciò vale in tutte le vicende umane: quante rinunce deve fare chi vuole laurearsi, chi sceglie di sposarsi; due sposi che scelgono di accogliere una nuova vita; chi sceglie di seguire Gesù. La rinuncia in sé genera all’inizio tristezza; se però è incontro con l’altro e dedizione a lui diventa fonte di gioia: quella che il giovane del Vangelo non ha raggiunto!
ANNO DELLA PREGHIERA – 34. Che bello se, come il protagonista del libro della Sapienza, potessimo dire: «Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito di sapienza». La sapienza dunque non va solo cercata; va implorata da Dio. Come suggerisce il verbo, non basta chiederla una volta. Implorare significa chiedere tante volte, a lungo. Il motivo l’abbiamo letto nella lettera agli Ebrei: la parola di Dio, vertice della sapienza è come una spada affilatissima, a doppio taglio. Una spada non si dà in mano a un bambino; va maneggiata da mani esperte e soprattutto va maneggiata nella preghiera. Questo vale sia per la parola di Dio e sia per la vita. Per questo bisogna pregare a lungo e dialogare costantemente con la Parola: per imparare a vivere.
Lidia e Battista Galvagno
