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Meglio il cibo bio, ma è sempre più inquinato

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SLOW FOOD In estate Barbara Nappini, presidente di Slow food Italia, all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo ha dichiarato: «La logica che deve guidare il sistema alimentare non può essere che “bio” in senso etimologico, cioè imperniata sulla vita. Nessuno sviluppo degno di questo nome, infatti, oggi può essere disgiunto da un approccio che lo renda prima di ogni cosa sostenibile, durevole, armonico. In antitesi al cibo come semplice prodotto per essere venduto. Invece che strumento per nutrire il corpo e lo spirito si tratta di prodotti per i mercati finanziari e soggetto a speculazioni. Un terzo del cibo prodotto a livello globale che viene sprecato: ecco che l’educazione alimentare insegnando la cultura del necessario può contrastare lo spreco».

Come ha ricordato Nappini il cibo è centrale e ha una funzione individuale e collettiva. Ma ciò che mangiamo e l’acqua che beviamo quanto sono inquinati?

Lo abbiamo chiesto al direttore di Arpa Piemonte, Secondo Barbero. «Il nostro ente non valuta gli alimenti, ma lo stato ambientale che a sua volta influisce sulla salubrità del cibo e dell’acqua. In generale possiamo affermare che il sistema di controllo italiano è tra i più avanzati e attenti a livello internazionale». Prosegue: «Esiste una filiera di controllo che garantisce al consumatore finale la qualità, tuttavia l’attuale stato di inquinamento dell’ambiente induce a prestare attenzione al tema alimentare».

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Secondo Barbero

In effetti l’aria, il suolo e l’acqua risentono degli impatti delle attività umane, accumulano particelle nocive derivanti dalle attività industriali, dalla plastica e dall’inquinamento stradale. Barbero conclude commentando la recente individuazione, da parte di Greenpeace Italia, di Pfas (sostanze estremamente nocive) nelle acque potabili di vari Comuni nel Torinese. «Dal 2024, a seguito dell’entrata in vigore di una normativa europea, è stato costruito un programma di controllo che consentirà di garantire che l’acqua idropotabile sia controllata anche sul parametro dei Pfas».

Per quanto riguarda la possibilità di reperimento nelle acque e nel cibo di residui chimici agricoli, «dal 2019 nelle acque di falda e nei fiumi locali non sussistevano elementi di preoccupazione a livello di matrici ambientali».

 Maria Delfino

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