
ASTI Il rumore del sofà che sbatteva contro il soffitto della stanza di sotto, allagata, e quello specchio d’acqua, in cui si rifletteva tutto ciò che era attorno, creava un’atmosfera surreale. Sono alcune delle istantanee rimaste indelebili nei ricordi di R.N., che insieme al marito E.B., ha vissuto l’alluvione del ‘94.
La coppia viveva in una casa di campagna a San Carlo di Variglie, alle porte di Asti: al pian terreno si trovava lo studio fotografico di E., mentre l’abitazione era al primo piano. Quella sera, la moglie aveva deciso di andare a dormire presto: aveva fatto entrare in casa i due gatti, spaventati dalla pioggia e dall’inspiegabile distesa d’acqua. Era uscita, per liberare il cane dal recinto. Poi, all’improvviso, un’onda impetuosa la travolse e poco dopo si ritrovò senza i pantaloni del pigiama.
Vedendo il Borbore ormai confluito nel Tanaro, il quale a sua volta avanzava sempre più minaccioso, la coppia capì che bisognava mettersi in salvo. Salirono sul solaio. R. ricorda: «In quei momenti, non avevo paura, ero solo frastornata: bisognava agire e farlo in fretta, ma non sapevamo nemmeno cosa portare con noi. Abbiamo preso i gatti con la loro gabbietta, un piumone, dell’acqua, un pacchetto di biscotti e la scatola con i gioielli. In soffitta, mio marito aveva un piccolo generatore, che ci è stato di grande aiuto durante quella lunghissima notte, in cui di tanto in tanto usavamo una pila per scambiare segnali di luce con la famiglia nella casa vicina e far sapere che eravamo vivi».
R. aggiunge: «La preoccupazione non era tanto per noi due, perché eravamo insieme, ma per il figlio dei vicini che aveva la bronchite, per i cavalli e per gli altri animali. La paura è subentrata in seguito, a distanza di tempo. Ancora oggi, quando piove forte, provo un senso di inquietudine».
Per E., la perdita dello studio fotografico fu un colpo durissimo. La mattina seguente, arrivarono i soccorritori in barca, ma lui non volle lasciare la casa, ormai deturpata in ogni angolo e invivibile.
Alcuni mesi dopo, la coppia fu costretta a trasferirsi in collina, in un paese dell’Astigiano, iniziando una nuova vita.
Manuela Zoccola
