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L’Alba dei segreti, Teresio Asola scrive di misteri langaroli

Arriva in libreria Zuruni, il nuovo romanzo di Teresio Asola 1
L'autore Teresio Asola

ALBA È fresco di stampa L’Alba dei segreti. Storie della città vecchia, il nuovo libro di Teresio Asola edito da Araba fenice. Il prolifico autore, nato ad Alba nel 1960, dopo aver iniziato a lavorare alla Ferrero e a collaborare con Gazzetta d’Alba si è trasferito a Torino. Nel capoluogo piemontese vive tuttora.

Dalla sua penna sono usciti dodici romanzi: il primo, del 2010, è Volevo vedere l’Africa, incentrato sulla storia di suo padre nell’ultima guerra. Asola è anche traduttore: dopo essersi cimentato con Racconto di un naufrago di Gabriel García Márquez, di recente ha curato Amore e guerra in alta Langa di Suzanne Hoffman.

L'Alba dei segreti, Teresio Asola scrive di misteri langaroliLe 160 pagine di Alba dei segreti, che in copertina ha una fotografia di piazza Rossetti scattata dal padre di Asola, contengono le verosimili Turrita Piemonte, Rosasca Langhe, Valerigi, Rusiletto Tanaro e Roveglio.

«Avevo in mente le nostre vie e piazze, la nostra gente e le storie riprese da vecchi articoli in bianco e nero. Turrita Piemonte può essere immaginata come il lato oscuro dell’Alba dei miracoli». La vicenda ha inizio nell’aprile 2009: «Il protagonista sente il bisogno di ricercare in un polveroso archivio giornalistico alcuni fatti cruenti occorsi a persone esemplari tra gli anni Settanta e Novanta. Tutto sembra legarsi alla sorte del leggendario tesoro della IV Armata. In più, raccoglie dall’anziana madre inaspettate rivelazioni: accenni timidi a un nonno mai visto, a un matrimonio osteggiato, al padre malato».

Tra drammi antichi, destini e misteri di paese, intrighi di famiglia, leggende e sussurri, «si snoda una storia con doppio finale a sorpresa supportata da memorie vere e cronache riscontrabili in luoghi inventati che il lettore potrebbe riconoscere».

La genesi del libro è stata travagliata: come ammette l’autore nell’introduzione, «mi ci sono voluti anni per decidermi di pubblicarlo, dopo averlo scritto e riscritto, sempre timoroso di avere usato una parola di troppo, l’aggettivo meno adatto, l’espressione meno ammodo, il sostantivo meno riguardoso, il verbo meno acconcio (noi piemontesi siamo così, gli albesi di più)».  

Davide Barile

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