
ASTI Sovraffollamento, sotto organico di quasi sessanta agenti di Polizia penitenziaria, celle strette e senza acqua calda, strutture sociali non utilizzabili.
Sono alcune delle criticità emerse nel corso della visita alla Casa di reclusione ad alta sicurezza di Quarto d’Asti da parte dall’associazione Nessuno tocchi Caino presieduta da Rita Bernardini, dal garante regionale dei detenuti Bruno Mellano, dagli avvocati Davide Gatti, presidente della Camera penale di Asti, e Roberto Capra, presidente della Camera penale Vittorio Chiusano del Piemonte occidentale e Valle d’Aosta. L’associazione ha definito la struttura una «cattedrale nel deserto», per la provenienza dei detenuti, «la maggior parte arriva da lontano, per lo più da Roma in giù», e per la mancanza di servizi di collegamento locali per i loro parenti in visita.
Elisabetta Zamparutti, tesoriere dell’associazione, ha riferito che (la media nazionale è del 132 per cento).
Riguardo alle dimensioni delle celle, il segretario dell’associazione Sergio Elia ha sottolineato che non è rispettato lo spazio minimo di 3 metri quadrati a persona di superficie esclusivamente calpestabile, che ne permetta il normale movimento, come stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Riguardo all’organico, Zamparutti commenta: «Su 167 unità previste, quelle operative sono 109, a cui ne andrebbero sottratte altre 24, impiegate al di fuori della struttura (13 presso il Centro cinofilo e 11 destinate a traduzioni)». Si aggiunge «la mancanza di personale contabile e la necessità di lavori di ristrutturazione alla struttura». Dal punto di vista sanitario, il tesoriere ha segnalato l’assenza di un geriatra, di un’adeguata assistenza psicologica, specie al primo ingresso, e della fornitura da parte del sistema sanitario di farmaci ordinari di fascia C. Zamparutti ha aggiunto che «pochi detenuti usufruiscono dei permessi, solo il 15 per cento circa lavora, mentre 10 sono iscritti all’Università di Torino».
Gli avvocati Capra e Gatti hanno richiamato l’attenzione «sulla necessità che i magistrati di sorveglianza vadano nel carcere a incontrare i detenuti, come previsto dalla legge». Infine, Mellano ha ribadito l’appello nazionale lanciato di recente dalla Conferenza dei garanti territoriali dei detenuti, per richiamare al rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti.
Manuela Zoccola
