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A casa, a scuola, sul lavoro: nella Granda il seme tossico del razzismo c’è

È arriva la Rete regionale contro le discriminazioni, che ha tra i partner Ires Piemonte (Istituto di ricerche socioeconomiche)

L’INCHIESTA Può accadere che un fatto drammatico sveli il volto peggiore della società: la morte del ventiduenne Gallib Alì, il 17 marzo ad Alba, ha scatenato i commenti degli odiatori della Rete. Anche sul sito di Gazzetta d’Alba, le immagini del corteo organizzato da amici e familiari per ricordarlo hanno sollevato reazioni da condannare. Per fortuna, non si può parlare di un comportamento generale.

E questo si evince anche dalla grande partecipazione alla raccolta fondi on-line per contribuire al funerale e al rimpatrio: in pochi giorni, è stata superata la cifra prevista, segno che esiste una parte di società civile e rispettosa.

Eppure il seme tossico del razzismo c’è. È negli atti di violenza, negli atteggiamenti volti a escludere, nelle aggressioni verbali a base discriminatoria. Possono essere anche gesti quasi impercettibili: un tono di voce, un’omissione, un’azione che crea umiliazione. Ma tutto non è destinato a rimanere invisibile: può essere denunciato. Dal 2011, in Piemonte è attiva la Rete regionale contro le discriminazioni, che ha tra i partner Ires Piemonte (Istituto di ricerche socioeconomiche). È articolata in sei agglomerazioni territoriali. Per ciascuna, esistono i cosiddetti nodi, luoghi chiave a cui è possibile rivolgersi. Nel nostro caso, il ruolo spetta a Cuneo.

Il compito di questi distretti è attivare uno sportello a cui è possibile segnalare una discriminazione. Vale per le vittime, ma anche per i testimoni. In Regione, esistono anche circa 150 punti informativi, che indirizzano allo sportello.

A fine marzo, a Cuneo si è svolto un convegno organizzato dalla Rete, dal titolo “Io non sono razzista ma…”. Sono emersi dati che raccontato una realtà in larga parte sommersa: nel 2024, le segnalazioni raccolte a livello regionale sono state 343, quasi una al giorno. Il numero è cresciuto nel corso del tempo, se si pensa che nel 2019 erano state 136. Del totale delle segnalazioni, il 13,4 per cento ha riguardato il territorio cuneese.

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Le cause di possibile discriminazione oggi sono molteplici: la nazionalità o origine della persona presa come bersaglio: sesso, colore della pelle, classe sociale, lingua, religione o convinzioni personali, ma anche opinioni politiche o di qualsiasi altra natura. A titolo di esempio, nel 2024 le discriminazioni razziali hanno riguardato il 40% del totale delle segnalazioni ricevute dalla Rete, mentre a Cuneo questa percentuale sale fino al 61%, un dato allarmante.

In particolare, tra il 2022 e il 2024, emergono come tematiche principali il lavoro e la casa. Sul primo versante, il problema può manifestarsi in annunci che contengono requisiti discriminatori, curricula scartati a priori se la cittadinanza è straniera da parte degli uffici del personale, insulti razziali da parte di colleghi, fino al licenziamento come ritorsione per aver rivendicato i propri diritti.

Per quanto riguarda il secondo tema, la discriminazione può verificarsi nei confronti di persone straniere che hanno difficoltà a trovare una casa, pur disponendo delle risorse sufficienti per pagare un affitto. Capita anche che, nelle dinamiche condominiali, esplodano conflitti con molestie e insulti a sfondo razzista.

C’è poi la scuola, altrettanto preoccupante: si va dalla mancata iscrizione o esclusione dal servizio mensa di minori stranieri al loro inserimento in classi inferiori, a prescindere dal livello reale di competenza linguistica. Rientra in quanto riportato dalla Rete anche il caso di studenti di altra nazionalità orientati verso scuole professionali, malgrado i loro desideri e talenti. Senza scordare i trasporti, quando i controllori si soffermano di più sugli stranieri. Sono i segni di una dimensione ancora lontana dalla parità.

La difficoltà a trovare casa è molto diffusa 

Silvia Venturelli, ricercatrice di Ires Piemonte, ha lavorato ai dati della Rete regionale contro le discriminazioni: «Ciò che emerge è un aumento delle discriminazioni razziali sul territorio provinciale cuneese, legato soprattutto alla crescente capacità dei servizi di rendersi conoscibili e fruibili, più che alla consistenza di un fenomeno che resta a oggi ampiamente sommerso e sottostimato». È il segno di un percorso ancora da migliorare.

E prosegue: «Dal confronto con chi opera sul territorio, sembra molto significativo il tema della difficoltà di accesso alla casa per le persone straniere, alle quali spesso, anche in presenza di adeguate garanzie, viene negata la possibilità di affittare». Ma segnalare una discriminazione resta uno scoglio: «Le persone hanno paura, poca fiducia nelle istituzioni e spesso non sanno a chi rivolgersi. È importante ricordare l’esistenza della Rete, istituita dalla Regione Piemonte grazie alla legge regionale 5/2016».

Per quanto riguarda Cuneo, che coordina il nodo territoriale corrispondente alla nostra provincia, lo sportello è attivo presso il Punto meet (Polo di integrazione, accoglienza, orientamento e solidarietà del Comune), in via Leutrum 7. È anche possibile scrivere all’indirizzo antidiscriminazioni@comune.cuneo.it oppure chiamare il numero 0171.444.789 (il mercoledì e il giovedì, dalle 9 alle 12). Sul sito piemonte controlediscriminazioni.it, è anche disponibile un modulo apposito.  

Maria Delfino

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