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Era Gallizio, fuori dall’ordinario. La mostra verrà inaugurata sabato 12 aprile ad Alba

La mostra in allestimento all’Eusebio offrirà spunti inediti, come il diario archeologico

Era Gallizio, fuori dall’ordinario. La mostra verrà inaugurata sabato 12 aprile ad Alba 3
Pinot Gallizio

ALBA Con “Era Gallizio. Pinot Gallizio e la scoperta della preistoria: reperti, opere, collezionismo” Maria Teresa Roberto ha curato per Alba (con il sostegno dell’Archivio Gallizio e della Galleria d’arte moderna di Torino) nelle sale del museo Federico Eusebio, molto più di una mostra d’arte. L’esposizione che sarà inaugurata sabato 12 aprile, alle 17, per restare aperta fino a metà ottobre, proporrà «l’uomo di Alba» nella sua complessità e varietà d’interessi coltivati nel tempo che andò dalla giovinezza (Gallizio ereditò adolescente parte della libreria dell’archeologo Giovanni Battista Traverso) fino all’ultima opera alla quale pose mano prima di morire, l’Anticamera della morte.

Nelle sale del museo Federico Eusebio

Il dialogo tra i reperti neolitici ritrovati da Pinot a guerra in corso e negli anni immediatamente successivi, ancora oggi all’Eusebio, i testi divulgativi da lui curati e altri finora inediti, con opere che rimandano all’archeologia e all’età neolitica, come la grande testa dipinta in arenaria del ’57, oppure ancora alla botanica (il Lichene spregiudicato), anch’essa scienza rappresentata nel museo, mettono la mostra fuori dall’ordinario. Per l’allestimento grafico è stato scelto Hellobarrio. Maria Teresa Roberto spiega: «Sono previsti degli interventi grafici sui muri per la collocazione delle opere, per evidenziare il percorso dentro il museo (che non è il consueto spazio dedicato) e sottolineare allo stesso tempo la presenza dei reperti di Gallizio. Si tratta di un aspetto importante».

Tra i particolari fondamentali messi in evidenza dalla mostra in virtù della sede scelta c’è l’affinità con il cofondatore del “Primo laboratorio sperimentale per una Bauhaus immaginista”, il danese Asger Jorn, anch’egli appassionato di etnografia e archeologia. «Quando incontra Jorn nel 1955», dice Maria Teresa Roberto, «l’interesse per l’archeologia trasmessogli dal contatto con Traverso diventa un interesse più per la preistoria. Fa le sue ricerche tra il ’43 e il ’49, proprio per amore del territorio albese; credo che in un’Alba liberata, fosse il segno di una volontà di ripercorrere e riappropriarsi di questa terra che era stata attraversata, percossa, rastrellata da repubblichini e tedeschi. L’incontro con Jorn fa emergere l’aspetto più legato alla preistoria come del punto d’origine del segno artistico. Ma nella fase precedente, nelle ricerche, non è ancora un artista: è un chimico, un farmacista, che ama il suo territorio». L’evoluzione successiva è documentata da Gallizio stesso nel documentario di Carla Lonzi per la Rai del 1963, che sarà proiettato accanto al dipinto L’ansa dei pesci dolci, presente nel filmato.

Jorn sarà presente in mostra con «un quadro prestato dalla Gam di Torino, molto potente pittoricamente, del 1956, l’anno in cui ad Alba Pinot e Asger organizzano il Congresso degli artisti liberi. E le ricerche condotte in questa occasione tra i documenti d’archivio hanno permesso di capire che quel dipinto fu realizzato proprio ad Alba nel settembre del 1956, nello studio di Gallizio. La presenza di Jorn è anche filtrata in altra maniera, perché vicino a quel dipinto ce ne sarà uno di Gallizio realizzato a Copenaghen nel ’61».

Il percorso si concluderà con l’Anticamera della morte

Il percorso si concluderà con l’Anticamera della morte, realizzata da Gallizio nello studio di via XX settembre nel corso degli ultimi mesi del 1963, donata al Comune di Alba da Liliana Dematteis, presidente dell’Archivio Gallizio, e di solito installata al centro studi Beppe Fenoglio: «In questo contesto vorremmo non tanto sottolineare l’aspetto del presagio della fine (l’artista morirà il 13 febbraio ’64), sempre citato, ma vorremmo che l’opera fosse letta come una Wunderkammer (camera delle meraviglie), un luogo in cui Gallizio ha raccolto e disposto quei reperti nel campo della chimica, dell’erboristeria, dell’archeologia e dell’etnografia in cui c’è il sunto della sua vita. Un piccolo museo nel museo».

Il campo delle meraviglie non si esaurirà con quell’opera, l’ultima. È prevista l’esposizione del Diario emozionale, il registro contabile trasformato in raccolta di pitture diverse a ogni pagina, avviato tra 1956 e 1957 e proseguito fino al 1960. Un’opera esposta per l’ultima volta ad Alba nel 1984, poi uscita dai radar per quarant’anni per ritornare in mostra solo l’anno passato, nell’allestimento della torinese Galleria del ponte intitolata “Pinot Gallizio. Pagine di pittura”. Come accennato, i reperti recuperati da Gallizio «sono contestualizzati da una serie di documenti», dice Maria Teresa Roberto. «Prepareremo una vetrina con fotografie delle cave (alcune già pubblicate), alcuni testi di Giovan Battista Traverso, che ispirarono Gallizio, in prestito dalla biblioteca. Saranno esposti alcuni numeri di una preziosa rivista di archeologia danese posseduta da Gallizio, che documentano i suoi rapporti con quel contesto culturale, e che il figlio Giorgio donò al museo. Liliana Dematteis ha ritrovato la vecchia lettera del sindaco Zanoletti che ringraziava Giorgio per la donazione».

L’inedito Diario emozionale

Assolutamente inedito è un secondo registro di Pinot Gallizio, analogo a quello utilizzato per il Diario emozionale, che contiene alcune decine di pagine di annotazioni e disegni relativi ai ritrovamenti archeologici degli anni Quaranta. L’Archivio Gallizio l’ha appena acquisito da una collezione privata e promette di essere tra i molti aspetti memorabili della mostra che inizierà tra poco.

Paolo Rastelli

«Un allestimento unico e attrattivo»

ALBA La mostra “Era Gallizio”, in programma dal 12 aprile, è stata pensata dal Comune in continuità con le manifestazioni per i sessant’anni della morte dell’artista albese.

Liliana Dematteri e Caterina Pasini
Liliana Dematteri e Caterina Pasini

Secondo Caterina Pasini (a destra nella foto con Liliana Dematteis) assessora alla cultura e vice di Gatto, «L’Amministrazione aveva manifestato l’intenzione di realizzare un progetto espositivo importante fin dall’ingresso in carica. Grazie alla curatela di Maria Teresa Roberto, in collaborazione con Liliana Dematteis dell’Archivio Gallizio, con il centro studi Beppe Fenoglio e con la partecipazione della Gam di Torino pensiamo di aver raggiunto l’obiettivo di mettere all’attenzione degli albesi e dei visitatori una mostra tematica di particolare interesse nelle sale del museo Eusebio, ambiente non convenzionale per un allestimento artistico. Proprio per questo pensiamo sarà attrattivo e soprattutto in grado di riportarci alla poliedricità della figura di Pinot Gallizio, mettendo in evidenza le sue importanti ricerche nel campo dell’archeologia e dell’etnografia dell’Albese».

«Saranno esposte 13 opere, provenienti da collezioni private e dalla Galleria d’arte moderna di Torino scelte dalla curatrice, oltre alle due di proprietà del Comune di Alba», prosegue Pasini. «Saranno valorizzate da un contesto grafico studiato appositamente per una mostra che pensiamo sarà unica nel suo genere. Ringrazio per il sostegno la fondazione Crc, Banca d’Alba, Mollo noleggi e la fondazione Ferrero per la collaborazione»

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