PENSIERO PER DOMENICA – QUINTA DI QUARESIMA – 6 APRILE
Le letture della 5° domenica di Quaresima sono un invito a riflettere sui prodigi che Dio può compiere nella nostra vita. Isaia (43,16-21) ricorda quelli compiuti con la liberazione degli israeliti dall’Egitto. Paolo racconta ai Filippesi (3,8-14) come Cristo l’ha trasformato facendolo partecipe della sua risurrezione. Ma è nel Vangelo (Gv 8,1-11) che siamo messi di fronte al capolavoro di Dio, realizzato da Gesù: il perdono dell’adultera.

C’è voluto coraggio per inserire questo episodio nel Vangelo. Nessuno dei sinottici lo riporta. Non compare nei codici maiuscoli più antichi, non è stato commentato dai Padri della Chiesa, né da Ambrogio, Girolamo, Agostino. C’è chi ipotizza che fosse stato scartato da Luca e recuperato dall’autore del IV Vangelo. La difficoltà si spiega col fatto che nessuna cultura antica e nessuna grande religione – compreso l’ebraismo – prevedevano il perdono di un’adultera. In molti casi, il marito aveva il diritto di ucciderla con le sue mani. In Italia il “delitto d’onore” è diventato reato di omicidio solo nel 1981.
Il lampo di genio di Gesù. Ricapitoliamo la scena: Gesù è intento a insegnare, nel cortile del tempio, sotto un porticato. Gli scribi e i farisei gli portano una donna, sorpresa in adulterio. Il caso è chiaro e la sentenza è già scritta: «Mosè, nella Legge ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Era un tranello molto ben congegnato, perché se Gesù avesse invitato a violare apertamente la Legge avrebbe rischiato lui la pena capitale. La sua risposta, dal punto di vista umano, è un autentico capolavoro, un lampo di genio: «Chi di voi è senza peccato lanci per primo la pietra contro di lei». Gesù non contesta la Legge; sposta il discorso dal piano giuridico al piano morale. Questo crea lo spazio per concedere il perdono alla donna.
Il perdono è una novità di Gesù. Si fonda su tre pilastri. Il primo è la distinzione tra peccato e peccatore. Gesù non contesta la Legge: l’adulterio continua a essere peccato, per l’uomo e la donna! Ma se il peccato va condannato “senza se e senza ma”, il peccatore può essere perdonato. Il secondo pilastro è che nessun uomo si identifica del tutto con i peccati compiuti. Anche nell’uomo più malvagio c’è una riserva di bene. Il terzo pilastro è decisivo: Dio ha il potere di perdonare il peccatore, cancellando in qualche modo il male da lui commesso: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Il perdono non solo cancella il peccati, ci dà anche l’aiuto per non peccare più. Ci dice: va’, ritrova in te le sorgenti dell’amore!
Lidia e Battista Galvagno
