IL REPORTAGE – Il parchetto di via Roma, la zona della stazione e il giardino a essa adiacente sono i vertici di un triangolo noto in città. Sui suoi lati sono situati una serie di esercizi commerciali, molto frequentati. Il filo conduttore sono le numerose segnalazioni che Gazzetta d’Alba continua a ricevere in merito a chi frequenta le aree in questione e al loro stato di degrado.
Il perimetro coincide con la strada che abitualmente, da studente universitario, mi porta a prendere il treno per Torino. L’ho ripercorso con occhi diversi, per raccogliere gli umori delle persone e annotare quello che ho visto.
Vetri rotti
«Erano circa una ventina. La rissa è iniziata in stazione, poi si è spostata sulla strada, fino ad arrivare a ridosso della gelateria». Il racconto è di una commessa, la prima tra gli intervistati che accetta di raccontare l’episodio del 30 aprile. Intorno alle 17 del pomeriggio, un’aspra lite ha coinvolto due gruppi di persone, tanto da impedire al treno di iniziare la sua corsa.
«Hanno tirato fuori dei coltelli e buttato per terra i cassonetti, così da recuperare bottiglie di vetro rotte. Hanno iniziato a minacciarsi a vicenda, senza preoccuparsi dei passanti che si sono dovuti rifugiare nei negozi. È stato spaventoso. Un episodio simile si è svolto nel corso della stessa sera. Ha coinvolto quattro persone, ma si è spento abbastanza in fretta», conclude la donna.
Paura del buio
La mattina dopo, di fronte alla fermata dei treni, la situazione è più tranquilla. Un paio di uomini con il cappuccio e lo sguardo perso nel vuoto stanno seduti sul muretto dell’area verde dedicata agli Alpini. Entrambi hanno una borsa di plastica a fianco. Poco oltre, c’è un gruppo più numeroso. Sono riuniti di fronte al bar, che era stato chiuso per la presenza abituale tra i clienti di persone non proprio raccomandabili, con parecchi precedenti.

«Quando apro l’attività è ancora buio e sinceramente non mi sento tanto al sicuro. Da quest’anno, però, grazie a una maggiore presenza delle Forze dell’ordine, la situazione è un po’ migliorata», mi racconta un’altra commerciante. «I controlli ci sono, ma non appena si dileguano torna tutto come prima. Il problema non è solo legato all’alcol. Ho paura che ci sia anche qualche altra sostanza di mezzo», prosegue un altro negoziante.
Passaggio di mano
Una conferma in questo senso arriva poco dopo, quando entro in stazione. Le 11 del mattino sono passate da un po’ di minuti e il treno è già partito. Una manciata di persone vaga davanti al primo binario. Qualcuno ascolta la musica seduto sulla panchina, collocata alla destra estrema del bar.
In prossimità dell’ingresso che si trova sull’ala sinistra, un paio di ragazzi poco più che adolescenti stanno parlottando tra loro. Un terzo, più o meno della stessa età, cerca di attirare l’attenzione di uno dei due con gesti furtivi, sebbene un po’ maldestri. Lo guida di qualche metro all’interno della sala d’attesa ed estrae qualcosa dalla tasca. Successivamente, si scambiano una stretta di mano e si separano.
Mi sposto ancora, in direzione della passerella verso la Ferrero, la sopraelevata che collega la stazione al centro storico della città, dove si ha l’impressione che un Pollicino poco ecologico abbia disseminato immondizia per ritrovare la strada di casa. Le sue tracce, di fatto, sono una serie di bottiglie di birra, qualche pacchetto di sigarette, svariati mozziconi, delle cartacce e altro ancora.
I rifiuti delineano un percorso che invita a salire su per le scale e conduce fin sopra al passaggio. Giunti in cima, si può apprezzare la vista di un’autentica discarica che si insinua tra gli spazi delle strutture di supporto alla passerella.
Cambio della guardia
Se ci si sposta in direzione del centro, gli umori rimangono invariati. «Trascorrono tutta la giornata lì. Stanno coricati, fanno i bisogni nella siepe, spesso sono ubriachi. Non è che sia proprio un bello spettacolo». Siamo in via Roma, sotto i portici, e a parlare è un’altra commerciante. Lo spazio verde di fronte, all’angolo tra via Sacco e corso Fratelli Bandiera, si chiama Giardino della regina: è un nome che sa di ossimoro. Verso mezzogiorno, noto solo un ragazzo seduto su una panchina, da solo.

Riprende la negoziante: «Gli altri arriveranno tra poco. Di solito sono stranieri, in compagnia di qualche senza tetto. Non capita che vengano a importunare in negozio. Certo, fanno continuamente la spola per andare al supermercato e se piove si raggruppano davanti alla vetrina». Anche qui si respira un po’ di disagio: «L’atmosfera non è il massimo. Per fortuna non entrano negli esercizi, ma qualcuno si ferma a dormire in prossimità, magari un po’ alticcio», confessa la commessa di un’altra attività della zona.
Matteo Grasso
