
di Francesca Pinaffo
ALBA – È stata Elena Cattaneo – che è farmacologa, docente all’Università di Milano, direttrice del laboratorio di biologia delle cellule staminali e delle malattie neurodegenerative dello stesso ateneo, ma anche senatrice a vita – a chiudere la rassegna “Connessioni”, anteprima di Profondo umano.
Come ospiti sono intervenute donne di scienza, che si sono raccontate tra conquiste, lavoro e discriminazioni di genere. Così è stato, venerdì scorso, con Elena Cattaneo, intervistata sul palco del Sociale dai alcuni dei ragazzi e delle ragazze di Profondo umano. Autrice del libro “Scienziate”, la senatrice ha affrontato molti aspetti: «La discriminazione di genere è in ogni atomo che viviamo, ma non siamo ancora strutturati per riconoscerla: la famiglia e la scuola trasmettono spesso alle bambine un senso di perfezione che condiziona la loro esistenza. Io stessa me ne sono resa conto tardi, guardando alla mia realtà, a partire da quella accademica». Perché, per affrontare questo tema, occorre prima di tutto uscire dalla propria esperienza personale: «Mi sono resa conto, in occasione di un concorso, che ero l’unica donna. Ho chiesto all’ateneo di parlarne e di capire se, nella scelta dei requisiti, erano stati introdotti punti che ci escludevano. La risposta che ho avuto mi ha fatto comprendere che la strada da fare è ancora molta».
Cattaneo ha cercato, per il suo libro, «storie di donne che sono arrivate dove si sentono felici». Che sia lo studio dei buchi neri o degli scimpanzé ai confini del mondo. E ha aggiunto: «Il gender gap non va affrontato in modo sommario, ma con i dati e la scienza, che lo dimostrano». Non si tratta poi di un soffitto di cristallo, l’immagine che si usa di consueto, «ma piuttosto di un pavimento appiccicoso». Trattiene verso il basso e impedisce a moltissime donne, in tutti i settori, di raggiungere i traguardi a cui aspirano.
Ma il primo radar è parlarne, «diventando parte attiva del percorso con i giovani, senza passare unicamente a loro questa grande responsabilità per il nostro futuro». Ha concluso Cattaneo: «Sì, mi sento femminista».
