VINUM Eletto come successore di Matteo Ascheri lo scorso anno, Sergio Germano sarà al suo primo Vinum come presidente del consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.
Riguardo a quella che un tempo si chiamava Fiera del vino di Pasqua, il vitivinicoltore di Serralunga afferma: «Durante i preparativi, ho avuto modo di conversare con l’attuale dirigenza dell’ente Fiera di Alba e concordo sull’idea di mettere in risalto il livello qualitativo del vino della nostra zona in coordinamento con le offerte della ristorazione e del settore alberghiero».
Lo scopo principale di Vinum «dovrebbe essere incontrare i consumatori e proporsi, non fare profitti immediati. Gli utenti finali sono fondamentali nella catena, sono loro a pagare le bottiglie. E con Vinum, oltre a degustare, si può fare cultura e formazione, per fornire la giusta consapevolezza agli appassionati nella scelta del prodotto più adeguato» ai loro gusti ed esigenze.

Approvata pure la nuova formula di assaggio, con Barolo e Barbaresco inseriti, con l’Alta Langa, in un’offerta allestita in spazi autonomi, al primo piano del palazzo delle mostre e dei congressi Giacomo Morra, in quella che è stata denominata la lounge. Le due Docg dell’Albese figlie del Nebbiolo – insieme allo spumante – danno vita a «vini più aristocratici e lussuosi, adatti a un consumo per occasioni particolari. Le altre denominazioni, pur caratterizzate da peculiari punti espressivi, sono maggiormente legate alla quotidianità e al consumo frequente. Le une servono a trainare le altre e sono collocate in diversi mercati. Per esempio, il Langhe Nebbiolo è un buon precursore per conquistare piazze e palati nuovi».
Lo scenario politico ed economico mondiale «porta a rapidi cambiamenti da un giorno all’altro: diventa difficile capire come sarà la situazione. Che dagli Stati Uniti arrivino i dazi o no, il nostro lavoro deve continuare, la campagna non si arresta e i vini continuano a essere buoni. Speriamo che i governanti ragionino in maniera rilassata e non sull’orlo della tensione».
«Finora, Barolo e Barbaresco stanno continuando ad andare bene, trainati dall’annata che sta arrivando sul mercato. Quando ci sono momenti di dubbio e incertezza, sappiamo che le prime cose a essere tagliate sono quelle meno fondamentali», come il vino.
Volgendo lo sguardo alle altre denominazioni, Germano aggiunge: «Il Dolcetto è in una fase più statica, forse perché arriviamo da anni in cui si è attuata la riconversione di molti vigneti, reimpiantati a Nebbiolo. Durante il nostro mandato punteremo sulla promozione e la divulgazione di un vitigno che è parte integrante della nostra storia. Forse, però, qualcuno l’ha dimenticato. Il primo passo da compiere è continuare a produrlo. A giocare a suo svantaggio è stato, negli anni, il nome ambiguo e il fatto di trovarsi in una zona molto vocata per il Nebbiolo».
Tra i vini di grande tradizione un accenno da parte del presidente del consorzio merita la Barbera: «Ha un carattere distintivo che piace, rispetto al Dolcetto ha meno sensibilità verso certe malattie. Su tale aspetto, come consorzio stiamo portando avanti un progetto, insieme al Cnr, per la selezione di cloni più resistenti».
Davide Barile
