PENSIERO PER DOMENICA – TERZA DI PASQUA – 4 MAGGIO
Ogni domenica di Pasqua ci viene presentata un’apparizione del Risorto. Cambia la scenografia, ma costante è il mancato riconoscimento da parte dei suoi. Anche oggi: «Nessuno dei discepoli osava domandargli: Chi sei?» (Gv 21,12): invito a non banalizzare la risurrezione come ritorno in vita d’un cadavere. Il Risorto partecipa dell’invisibilità di Dio (Gv 1,18) e si manifesta con segni che esigono fede. Se per cogliere l’esistenza dell’uomo-Gesù bastavano 5 sensi, per riconoscere il Risorto serve la fede.

L’apparizione di Gesù sul mare di Tiberiade nel capitolo 21 di Giovanni è una pagina aggiunta in seconda edizione al IV Vangelo. Essa faceva parte del patrimonio di memorie delle comunità primitive, ma contiene particolari inediti su cui riflettere. Ci suggerisce per esempio che i discepoli, dopo la Pasqua erano tornati a fare i pescatori. Forse non avevano mai lasciato del tutto questa attività, alternando lavoro e sequela di Gesù. Ma è bello pensare che l’incontro col Risorto è avvenuto nella vita quotidiana, sul “posto di lavoro”. Ciò può valere anche per noi.
La seconda novità di questa pagina è la richiesta di Gesù a Pietro: «Mi ami tu?». Domanda strana: il Gesù storico non ha mai chiesto una dichiarazione di amore, ma di avere fede e di amare il prossimo. Gli esegeti commentano che, con questa triplice dichiarazione di amore, Pietro si fa “perdonare” il triplice rinnegamento. Inoltre essa fa riferimento al primato di Pietro, chiaramente attestato negli Atti e quindi nella comunità di Gerusalemme; più problematico nelle comunità giovannee dell’Asia minore. Allegando questa scena al IV Vangelo, anche queste comunità riconoscono in Pietro non una persona da idolatrare, ma una guida da seguire. La morte di papa Francesco dovrebbe farci riflettere sulla leadership nella Chiesa: in tanti l’hanno idolatrato (soprattutto da morto); molti meno l’hanno seguito.
L’autorevolezza di Pietro nella prima metà degli Atti è incontestabile. Nel brano odierno (5,27-41), Pietro è il modello: annuncia la risurrezione di Gesù ed esplicita il principio dell’obiezione di coscienza con parole simili a quelle nell’Apologia di Socrate: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini». È stato un punto fermo del magistero di papa Francesco: mentre i ricchi saccheggiano il pianeta, noi dobbiamo difenderlo; mentre i potenti inneggiano alla guerra, noi dobbiamo lavorare per la pace; mentre i ricchi accumulano capitali, noi dobbiamo perseguire l’uguaglianza e la fratellanza.
Lidia e Battista Galvagno
