
L’INTERVISTA Nato nel 1978 a Cesena, Roberto Mercadini è uno dei più apprezzati divulgatori culturali, con oltre 150 date l’anno in tutta Italia in cui si esibisce con spettacoli su personaggi e momenti che hanno cambiato l’umanità. Nel 2021 si è aggiudicato il torneo letterario di Robinson con il libro Bomba atomica (Rizzoli), che racconta i retroscena di Hiroshima e Nagasaki.
Mercadini metterà in scena Moby Dick (sebbene molti abbiano tentato) giovedì 26 giugno alle 18.30 in piazza Umberto I a Santo Stefano Belbo (i biglietti sono in vendita su Ticketone al costo di 12 euro).
Gli abbiamo chiesto di parlarcene: «Per molto tempo ho fatto monologhi su commissione, un po’ come gli artisti del Rinascimento. Nel 2010 il Museo della marineria di Cesenatico me ne chiese uno su Moby Dick, che ho fatto poche volte, sempre in Romagna. Ho deciso che valeva la pena perfezionarlo, metterlo a punto e portarlo in giro per l’Italia. Poi gli amici del Pavese festival mi hanno invitato e sono stato contentissimo, ero già stato ospite qualche anno fa presentando il mio libro su Leonardo e Michelangelo. Mi aveva emozionato vedere la fondazione con gli oggetti personali di Pavese e visitare la falegnameria del suo amico Nuto».
Che cosa c’è di attuale e affascinante nel romanzo di Melville?
«È veramente strano perché è come se lo scrittore ci volesse mostrare tutto quello che si può dire sulla balena e tutto quello che si può fare sul linguaggio: di capitolo in capitolo cambia lo stile. Non è semplicemente un libro di mare, altrimenti sarebbe appartenente al passato, ma è un’esplosione che ti allarga la mente e accoglie la molteplicità del mondo. È giusto quello che dice Pavese: “Leggi Melville e ti si allargano i polmoni”. E questa ebbrezza è impagabile».
Lo spettacolo rielabora anche parti della traduzione dell’Orlando furioso, la bomba atomica, Leonardo da Vinci… Come sceglie i soggetti?
«Spesso racconto cose note a tutti, ma sconosciute a chiunque. Il caso più eclatante è la Gioconda. È l’immagine più nota che l’umanità abbia mai prodotto, ma se io fermassi una persona per strada o se interrogassi uno di quelli che sta nel capannello attorno all’opera al Louvre, nessuno saprebbe dirmi niente. Le cose che si dicono sono talmente strampalate che non ha senso neanche contraddirle. Per esempio: è un uomo, è l’autoritratto di Leonardo. Ci sono immagini demenziali su Internet con la schermata divisa a metà. In realtà, non c’è nessuna somiglianza, se non per il fatto che ogni mezzo viso ha un occhio, ha una narice, una mezza bocca».
Lorenzo Germano
