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Testimoni del Signore risorto fino ai confini della terra

PENSIERO PER DOMENICA – ASCENSIONE DEL SIGNORE – 1° GIUGNO

Il racconto dell’Ascensione di Gesù è il vertice del Vangelo di Luca. Egli narra la vicenda storica di Gesù usando la metafora del viaggio. Chi si mette in viaggio deve avere una meta. Per Gesù, la meta era Gerusalemme: sia la città capitale dello Stato di Israele che la Gerusalemme celeste. Il grande scrittore francese, Francois Mauriac, descrive invece la vita di Gesù con la metafora del fiume: all’inizio l’acqua scorre fresca, quasi nascosta nella valle alpina. Poi il fiume si ingrossa e diventa un punto di riferimento. Purtroppo arrivano i vortici della passione e della morte. Ma infine c’è la foce, con l’acqua che entra nel mare, immagine del mistero di Dio. L’Ascensione è questo.

Testimoni del Signore risorto fino ai confini della terra
Ascensione, miniatura armena del XIII-XIV secolo, collezione Matenadaran, dal Museo di Yerevan.

Perché due racconti dell’Ascensione? È la domanda che sorge ascoltando le letture della festa odierna, che sono rispettivamente la conclusione del Vangelo e l’inizio degli Atti degli Apostoli (Lc 24,46-53 e At 1,1-11). Una spiegazione può essere questa: l’Ascensione viene letta, nel Vangelo come conclusione della vita di Gesù, negli Atti come inizio della comunità cristiana, della Chiesa. Possiamo cogliere nell’evento due messaggi.

L’Ascensione come apertura alla speranza, in quanto consegue alla risurrezione. Se questa era stata il trionfo della vita sulla morte, l’Ascensione è la consacrazione “divina” del Gesù terreno. Come suggerito dalla lettera agli Ebrei, Gesù ha fatto da “apripista”: grazie a lui tutti abbiamo accesso al mistero di Dio. Non solo il Sommo sacerdote, una volta all’anno, ma ognuno di noi, 365 giorni all’anno, dunque sempre, può avvicinarsi a Dio, entrare in comunione con lui. La conclusione è ovvia: «Manteniamo la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso» (Eb 10,23).

L’Ascensione come invito alla testimonianza. «Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, fino ai confini della terra»: queste parole degli Atti ripercorrono a ritroso l’itinerario di Gesù. Lui era partito dalla Galilea, era salito a Gerusalemme e poi in cielo. Ora che ha raggiunto la meta, tocca alla Chiesa annunciare il Vangelo. I discepoli dovranno rifare la stessa strada al contrario e non fermarsi fino ai confini della terra! Noi ai confini della terra ci siamo arrivati, anzi siamo andati sulla luna e nello spazio. Ma non abbiamo ancora annunciato ovunque il Vangelo. Certo non con l’efficacia necessaria. Molto resta da fare, anche nei confini più ristretti dei nostri paesi e parrocchie. L’invito di Gesù a essere testimoni è rivolto anche a tutti noi.

Lidia e Battista Galvagno

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