
di Andrea Olimpi
MUSICA – Era luglio o forse giugno, era alla fine degli anni ’70 ed era la prima volta che assistevo a un concerto di Eugenio Finardi. In radio avevo consumato a forza di passarli: “Extraterrestre”, “Musica Ribelle”, “La Forza dell’Amore” e soprattutto “La radio”.
Ero un giovane conduttore radiofonico di un’emittente capitolina. Fu un’emozione forte, trascinante e coinvolgente, un concerto di musica suonata, senza troppi artifici, pulita, diretta, con quel giusto apporto di elettronica del tempo. Quella dose di musica rock che ti fa stare bene per i successivi quindici giorni.
Era sempre luglio, ma sono passati quasi 50 anni, lo stage è più piccolo, la cornice anche, il clima sicuramente più intimo. Parti anche con un po’ di scetticismo, perché il confronto tra un tempo che è stato e quello attuale è inevitabile, è umano.
Bastano quattro note, quella voce che rimane la stessa e le emozioni, le sensazioni, quello che ti viene trasmesso, ti rendi conto che è esattamente uguale.
Eugenio Finardi è più pacato, i brani sono più delicati, a volte sembrano rallentati, ricevono la scossa dalle incursioni di Giovanni “Giuvazza” Maggiore, con i suoi soli di chitarra che ricordano i tempi d’oro del rock, sia nei suoni che nell’immagine. Con citazioni come quella nel solo di “Extraterrestre”, che lascia il dubbio se sia un tributo agli Area, piuttosto che un messaggio pacifista legato all’attuale situazione palestinese e riservato a quella parte di pubblico più attenta.
Il ritmo è deciso e corposo su tutti i brani, a scandirlo i colpi di Claudio Arfinengo alla batteria, mentre Maximilian Agostini alla tastiera riporta tutto ad un’atmosfera più calma, tranquilla a tratti fiabesca.
Eugenio Finardi crea una atmosfera intima, colloquiale, sorride, racconta, parla con il pubblico quasi fosse in un salotto, in casa di amici e non su un palco. Un artista dal carisma naturale, teatrale nella presenza scenica, che trasforma ogni esibizione in un’esperienza collettiva, a cui è permesso anche sbagliare, ridendo, il testo di alcuni suoi brani storici come “Musica Ribelle”.
A maggio 2025 è uscito in vinile e CD: “Tutto”, il suo ventesimo, anticipato dal singolo “Futuro”, la risposta alla celeberrima “Extraterrestre”, ma stavolta al posto dell’alieno, c’è l’Intelligenza Artificiale che dovrà salvare l’umanità.
È passato del tempo, tanto tempo, i capelli sono bianchi e le barbe pure, ma a 73 anni Eugenio Finardi continua a trasmettere al pubblico emozioni vere, forti, da rocker qual è sempre stato, più pacate, pesate, forse mature, ma le stesse di sempre.
Galleria fotografica di Barbara Guazzone e Andrea Olimpi
