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La comunità nigeriana di Alba-Bra si presenta al territorio

Sono due i momenti di festa in programma: il 19 luglio ad Alba, con inizio alle ore 16 negli spazi dell’oratorio di San Damiano (in via Giacosa 7) e il 2 agosto a Bra.

La 3

di Beppe Malò

ALBA La Nigeria è un Paese dell’Africa centro-occidentale affacciato sul Golfo di Guinea, conta oltre 200 milioni di abitanti e soffre di grandissime contraddizioni. Nonostante sia un’area caratterizzata da uno sviluppo economico importante, di cui il petrolio costituisce il motore principale, sono molti i nigeriani che lasciano la loro terra in cerca di migliori condizioni di vita.

Anche ad Alba e Bra è presente una comunità nigeriana che conta, in totale, circa 50 persone. Da poco più di un anno hanno dato vita a un’associazione che li riunisce e si pone l’obiettivo di essere un riferimento per i connazionali già presenti. E anche per tutti gli uomini e le donne che arriveranno in futuro.

Per presentarsi alle comunità locali, hanno in programma due momenti di festa: il 19 luglio ad Alba, con inizio alle ore 16 negli spazi dell’oratorio di San Damiano (in via Giacosa 7) e il 2 agosto a Bra. «Saranno momenti d’incontro dove presenteremo la nostra cultura, le tradizioni, il folclore, la cucina, le danze, i costumi tradizionali del nostro popolo», anticipa Frank Abuchi, 40 anni, a Bra da quattro, operaio metalmeccanico. Lo abbiamo intervistato.

Come è nata l’idea di creare questa nuova associazione, Frank Abuchi?

«Viviamo tutti in un Paese dove abbiamo trovato accoglienza, lavoro e sostegno per le nostre famiglie. Ma allo stesso tempo parliamo di una realtà, l’Italia, profondamente diversa dalla Nigeria. L’associazione è nata con lo scopo di aiutare l’inserimento dei nostri connazionali alle prese con la necessità di affrontare tutte le differenze del quotidiano, ma anche per diventare parte della nostra nuova comunità. Inoltre l’associazione serve, soprattutto per i più giovani, a non perdere il contatto con le nostre radici e la nostra cultura».

Per quale motivo avete deciso di lasciare la Nigeria?

«Perché anche nel nostro Paese si combatte una guerra: quella tra l’estremismo islamico più radicale e il cristianesimo. Noi, per esempio, siamo tutti cristiani. E, soprattutto per i connazionali che vivono al Nord della Nigeria, è tutto troppo difficile: prima di tutto, è già una sfida sopravvivere, ma anche lavorare e proteggere la propria famiglia. Questa è la guerra da cui siamo scappati ed è il motivo per cui siamo arrivati fino a qui».

Come vive, nella nostra area, la vostra comunità?

«Siamo ben inseriti, lavoriamo tutti e così abbiamo deciso di farci conoscere attraverso l’associazione che abbiamo costituito e registrato grazie all’aiuto di Roger Davico e dell’Anolf (Associazione nazionale oltre le frontiere), che fa parte di Cisl. I due momenti di festa sono proprio l’occasione per raccontarci al nostro nuovo Paese». 

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