
di Pierangelo Vacchetto
MONFORTE D’ALBA – Il nome “The Original Blues Brothers Band” richiama l’iconico film del 1980 con John Belushi e Dan Aykroyd: un progetto che è passato dalla finzione cinematografica alla leggenda musicale. E la mitica Cadi del film, grazie a un appassionato svizzero, è stata a disposizione per le foto degli appassionati per tutta la giornata.
La formazione attuale è guidata da musicisti scelti da Aykroyd stesso e include membri originali del film come “Blue” Lou Marini al sassofono, stupito ancora del miracolo del successo del film e della musica. “Ho compiuto 80 anni a maggio e quando cominciai questa avventura mi diedero del pazzo, ma oggi sono ancora qui a far divertire la gente”, e Tom “Bones” Malone al sax baritono e trombone, una formazione che continua a portare in scena lo spirito di Jake ed Elwood Blues, tra blues, soul e gospel.
Il palco naturale dell’Auditorium Horszowski è stato lo scenario perfetto per un ritorno denso di groove, storia e passione. The Original Blues Brothers Band ha infiammato il pubblico del Monfortinjazz con uno spettacolo che ha superato le aspettative, confermando ancora una volta che il mito non solo resiste, ma vibra ancora di una forza contagiosa.
Bastano pochi secondi del riff iniziale di Can’t Turn You Loose perché la platea, piena e partecipativa, venga catapultata nel mondo di Jake ed Elwood. Non è solo revival: è pura vitalità blues, incastonata nella perfezione di una macchina musicale oliata da decenni di esperienza.
“Blue” Lou Marini, in forma smagliante, ha guidato la sezione fiati con una sicurezza disarmante. I suoi assoli in Flip, Flop & Fly e Shot Gun Blues hanno strappato applausi a scena aperta. Accanto a lui, Tom “Bones” Malone e Birch Johnson hanno creato un muro sonoro compatto, graffiante, in pieno stile Stax Records.
Momento inaspettato del concerto è stato quando Tommy Mc Donnell, uno dei due cantanti, ha detto che una delle tre cose più importanti della sua vita era la mamma ed ha intonato “Mamma son tanto felice” in italiano seguito da tutto il pubblico.
La risposta del pubblico è stata calorosissima: balli tra le file delle sedie e cori su Sweet Home Chicago e Everybody Needs Somebody to Love. Nessuna barriera tra palco e platea: il contatto umano, l’interazione costante e l’entusiasmo genuino hanno reso il concerto una vera e propria festa.
Alcuni spettatori sono stati coinvolti: chi a cantare, chi per ballare sul palco con gli artisti e una ventina di persone per il finale sulle note di Everybody Needs Somebody to Love. The Original Blues Brothers Band ha dimostrato che l’anima del soul non invecchia. Anzi, nelle mani di questi maestri, si rinnova e si fortifica.
Nessun effetto nostalgia fine a sé stesso: solo grande musica suonata con cuore, sudore e intelligenza. Il concerto si è chiuso con un bis esplosivo e una standing ovation meritata, confermando ancora una volta che il mito non solo resiste, ma vibra ancora di una forza contagiosa.
